Strage Fosse Ardeatine, il sindaco a Roma per ricordare l’eroe stabiese Manfredi Talamo

fosse ardeatine«Nel 70° anniversario dell’eccidio delle fosse ardeatine ho voluto rendere omaggio a un grande stabiese che ha sacrificato la sua vita per la Patria dopo essere stato barbaramente torturato. Uomini come Manfredi Talamo sono dei fulgidi esempi virtuosi che ognuno di noi dovrebbe tener presente durante la vita di tutti i giorni nell’adempimento dei propri doveri», commenta il sindaco Nicola Cuomo, presente a ieri a Roma».
«La mia venuta a Roma in questo luogo triste – conclude il primo cittadino – testimonia la volontà del sindaco e, con i simboli della fascia
tricolore e del gonfalone, di tutti gli stabiesi di rinnovare l’impegno a operare con determinazione per il bene comune e della nostra amata città
di Castellammare di Stabia».

Manfredi Talamo nacque a Castellammare di Stabia il 2 gennaio 1895, fucilato alle Fosse Ardeatine (Roma) il 24 marzo 1944.
tenente colonnello dei carabinieri, fu decorato con la Medaglia d’oro al  valor militare alla memoria.
Nel giugno del 1938, l’ufficiale dei CC era stato assegnato al SIM (Servizio informazioni militari) e, prima che l’Italia entrasse nella
Seconda guerra mondiale, si era occupato soprattutto della decifrazione di documenti sottratti alle ambasciate straniere. Durante la sua attività di controspionaggio, Talamo nell’estate del 1942, durante un’incursione nell’ambasciata svizzera, scoprì che l’addetto
culturale tedesco Kurt Saurer era un doppiogiochista.

La scoperta fece andare su tutte le furie il capo del servizio di sicurezza tedesco,
l’ufficiale delle SS Herbert Kappler, che pretese dal colonnello Talamo, senza ottenerlo, il più completo riserbo sulla vicenda.
Un anno dopo, con l’armistizio, l’ufficiale italiano – fedele al giuramento prestato – entrò nella Resistenza. Lavorò col Fronte militare
clandestino guidato dal colonnello Montezemolo, ma il 5 ottobre 1943 cadde nelle mani dei tedeschi. Incarcerato e torturato, Talamo non parlò. Così Kappler, inserendo il nome dell’ufficiale tra quelli di coloro che sarebbero stati trucidati alle Ardeatine, ebbe modo di consumare la sua vendetta.

La decorazione alla memoria di Manfredi Talamo recita: “Nell’assolvere delicate rischiose mansioni, eccelleva per rare virtù
militari ed impareggiabile senso del dovere, rendendo al Paese, in pace e in guerra, servizi di inestimabile valore. Caduto in sospetto della
polizia tedesca che ne ordinava l’arresto, sopportava stoicamente prolungate torture, senza svelare alcun segreto sulle organizzazioni
clandestine e sui loro dirigenti. Condotto alla fucilazione, alle Fosse Ardeatine, dava sublime esempio di spirito di sacrificio, di incrollabile
fermezza, di alte e pure idealità, santificate dal martirio e
dall’olocausto della vita”.

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