Solito ritornello pre elettorale a Ercolano: come i “funghi” con l’avvicinarsi delle elezioni si destano dal letargo quinquennale e affollano le principali arterie cittadine consiglieri comunali di cui si fatica persino a ricordare il nome. Si sa che a Ercolano per identificare determinati personaggi politici o amministratori comunali si usa prevalentemente lo pseudonimo: in un’atmosfera di miserabile commedia prende così corpo un presepe composto da protagonisti indiscussi, storici faccendieri e comparse perennemente all’ombra del signorotto di turno.
Poco conta quello che non si sia fatto in questi anni, poco importa il nome del partito o dei singoli politici, l’importante è che alla vigilia delle elezioni gli “intramontabili” siano sempre in prima linea pronti a rimarcare il territorio nel caso qualche “ingenuo” sperasse in un cambiamento di rotta frutto del reale consenso popolare. Quando si parla di libera scelta, di voto d’opinione evidentemente non lo si riferisce a realtà sociali in cui analfabetismo, inoccupazione e clientelismo regnano da sempre. Non si comprende quindi l’indispettirsi di alcuni addetti ai lavori dinanzi ad affermazioni del genere tanto veritiere quanto vergognose per l’immagine cittadina.
“Vogliamo una nuova classe dirigente – puntualmente in periodo elettorale grida il popolo ercolanese – rivendichiamo nuovi e più ferrati esponenti politici per il nostro territorio”: puntualmente poi, neanche si trattasse di un miracolo ripetuto nel tempo, i consensi plebiscitari vengono riscossi proprio dai politici più criticati da sempre. Escludendo una psicosi masochista storicamente ramificata nell’humus indigeno ci si chiede come sia possibile il perpetrarsi di una simile anomalia che negli anni è costata alla città un prezzo altissimo.
Addirittura qualche esponente (minore per la verità) della macchina comunale blatera di offese arrecate al paese nel sottolineare tali penose realtà: a questi individui la parte sana di Ercolano risponde che farebbero veramente meglio a tacere vergognandosi di aver fatto delle vicende comunali questione personale.
Alfonso Maria Liguori