Il Gazzettino vesuviano | IGV

Scandalo brogli: la cittadinanza si aspetta delle risposte

guardia_di_finanzaAncora una volta avevamo “anticipato i tempi”, ancora una volta eravamo “arrivati primi” : dalle pagine del giornale avevamo inequivocabilmente affermato che la penosa vicenda inerente la compravendita di posti nella guardia di finanza messa in essere dal consigliere comunale del Pd Ciro del Giudice  era questione ben nota in città da tempo e che , probabilmente per i risultati ottenuti, ad oggi nessuno aveva sporto denuncia nella convinzione di aver trovato un canale occupazionale a pagamento in un momento di forte inoccupazione quale quello attraversato dal Paese Italia.  Non si tratta di polemizzare contro alcun organo di informazione ma al contrario di tutelare l’informazione stessa evitando di scoprire sistematicamente “l’acqua calda”.  

Il ritornello è sempre lo stesso : la magagna viene fuori dalla rabbia di chi non ha avuto o non ha potuto ottenere. E’ palese che se la truffa o presunta tale ( ogni individuo è innocente sino a sentenza contraria) fosse continuata senza produrre “scontenti” l’ignobile commercio sarebbe proseguito indisturbato sotto gli occhi quanto meno distratti delle stesse istituzioni. 

Oggi tutti puntano il dito contro il consigliere comunale Ciro del Giudice ma appare riduttivo e sciocco ritenere l’esponente del Pd unico responsabile di un’operazione talmente articolata da coinvolgere gioco forza anche graduati in servizio presso il comando generale della guardia di finanza.  I cittadini si chiedono infine quale sorta toccherà ai finanzieri e ai marescialli entrati con il “pizzotto”, ovvero pagando l’uniforme immeritatamente indossata dai 25 mila ai 50 mila euro.   

E’ assurdo pensare di dover essere tutelati da chi per primo ha acquisito con l’imbroglio e l’illegalità il posto statale che occupa.  Statale : ed è su questo punto che la magistratura, ci si augura a breve, dovrà indagare quanto meno ridimensionando un fenomeno che umilia e vanifica i sogni di migliaia di giovani che ancora credono alla trasparenza delle procedure concorsuali pubbliche.

Alfonso Maria Liguori

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