Assurdo. Il buon esempio di Stabiae?

scavi stabiaIn merito all’articolo apparso sull’inserto Sette del Corriere della Sera lo scorso 9 maggio a firma di Marco Merola, intitolato Il buon esempio di Stabiae. Salvata dagli Americani, è bene fare un po’ di chiarezza.

Premesso che quando l’articolo mi è stato segnalato stentavo a credere ai miei occhi, la cosa più sconcertante è che l’autorevolezza di Marco Merola, che vanta una carriera di prim’ordine fatta di collaborazioni scientifiche a livello internazionale (National Geographic e Quark per citare solo le più importanti), si sbricioli in una solenne incensatura della Fondazione americana RAS, sublimando progetti rimasti sulla carta, l’ottimale (?) gestione del sito, il carattere addirittura rivoluzionario dell’approccio archeologico a Stabiae e le faraoniche, quanto sabbiose, campagne di scavo americane; è bene a questo punto aggiungere un eccetera per non dilungarci oltre.

Tuttavia, mia intenzione non è costruire una polemica contro Marco Merola, che non abitando a Castellammare non può, per quanto sia un valente esperto di archeologia, conoscere la complessità della questione.

La mia intenzione invece è mettere a nudo le ennesime bugie, l’ennesima malafede, l’ennesima arroganza intellettuale che caratterizzano la Ras, che in questo decennio di gestione delle Ville è riuscita lì dove nemmeno le pessime amministrazioni comunali sono arrivate: affossare il patrimonio artistico-culturale stabiese. Certo, i suoi rappresentanti, primo fra tutti il notaio Ferdinando Spagnuolo, risponderanno a questo dicendo che la Fondazione ha restaurato i reperti, li ha portati in giro per il mondo, ha fatto in modo che essi avessero una visibilità prima di allora sconosciuta. Ma questo stato di cose chi ha beneficiato? Merola lo spiega molto bene, rivelando in un passaggio dell’intervista fatta allo stesso Spagnuolo, che “Da Castellammare sono volati oltreoceano tanti reperti […] immaginatevi il clamoroso ritorno di immagine che ne è venuto al RAS grazie al prestito” (degli oggetti d’arte naturalmente).

E’ evidente quindi che la promozione del sito di Stabiae in giro per il mondo, non sia altro che un fatto unidirezionale, destinato a depauperare Castellammare e il suo territorio di memoria storica e attrazione turistica. Spagnuolo, nel corso della suddetta intervista, snocciola dati, progetti, numeri, proiezioni, parla di miliardi di dollari come fossero bruscolini. In maniera più modesta, è opportuno forse presentargli altri dati, quelli che parlano del fallimento gestionale della fondazione, per conto della quale ricopre l’incarico di legale rappresentante: crollo delle visite (fatta eccezione per l’inversione di tendenza rappresentata dal lodevole volontariato di Legambiente, che nello scorso maggio ha attirato sul ciglio di Varano oltre un migliaio di turisti), il fantasma del Visitor Center, costato 900mila euro e che da sei anni spetta di essere completato, il masterplan rimasto ahinoi di plastica, nel quale ci si proponeva di ridisegnare il volto di Castellammare, con strutture di mobilità verticale e un camminamento dalle Terme Nuove al pianoro, senza poi considerare l’americanata, l’aggettivazione ci sta tutta, del parco archeologico sospeso con la vicina Pompei, del tutto improponibile. Insomma, bugie su bugie.

Ma le bugie non sono nulla in confronto a un altro aspetto, molto più allarmante, che emerge nel reportage del Corriere.

“Non bisogna dimenticare – dice Spagnuolo in un altro momento dell’intervista – che tutti i pezzi che abbiamo dato in prestito giacevano nei depositi dell’Antiquarium. Li abbiamo restaurati ad uno ad uno, a nostre spese”.

Queste dichiarazioni, unitamente alle parole di Merola, che dà ormai per scontata una gestione privata del sito, sono a dir poco sconcertanti. In primis, perché il rapporto che lega tra loro Ras e Soprintendenza è quello di una sponsorizzazione, cosa ben diversa da una privatizzazione ( per inciso, la gestione quotidiana di cui parla Merola non è assicurata dall’organico Ras ma da quello della Soprintendenza); inoltre, è inquietante che Spagnuolo si arroghi il diritto di dare in prestito qualcosa che non solo non è suo, ma che appartiene a tutta la collettività.

Al cospetto delle utopie americane, ieri se ne è realizzata una, tutta orgogliosamente stabiese. Dopo quasi un anno dall’attracco della Minerva, il porto di Castellammare ha ospitato una nuova nave da crociera, la Corinthian. Per festeggiare l’evento, il centro cittadino è stato adibito ad immensa isola pedonale con bancarelle, biciclette e associazioni volontarie conferendo alla città un volto vero, vivo. Mi verrebbe da dire finalmente normale.

Peccato, e dico sul serio, che quello di Merola sia stato un soggiorno lampo a Castellammare. Chissà, visitando per bene l’area archeologica, la villa comunale e le sue bellezze artistiche, magari in una giornata come quella di ieri, si sarebbe accorto che nella Città delle Acque è in atto, seppur lentamente, un’inversione di rotta, destinata ad essere molto più incisiva di quella impartita dagli Americani.

Angelo Mascolo

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