L’arte non dovrebbe essere per tutti?

teatro-grande-pompeiSono circa le 20. Insieme ad altri colleghi sono in fila all’ingresso di Porta di Stabia per ritirare gli accrediti riservati alla stampa. Dall’altra parte del cancello si nota una certa agitazione. Anzi, un vero e proprio nervosismo. Appena entrati, lo staff organizzativo ci raccoglie in uno spiazzo in attesa di essere condotti al Teatro Grande. Quasi come sorta dal nulla, una ragazza, occhi sbarrati e uno smartphone acceso in mano, non crede ai suoi occhi quando le viene comunicata la notizia che una delegazione di studenti dei principali Conservatori della Campania non potrà assistere alla prima della “Boheme”, il capolavoro di Puccini che ha sancito ieri il ritorno della grande lirica all’interno degli Scavi di Pompei.

La donna chiede spiegazioni, domanda, si informa, va in giro. Ma niente. Dei biglietti omaggio manco l’ombra. Qualche ora dopo si diffonde la notizia, puntualmente ripresa dalla nostra collega Marianna Di Paolo e da altri organi di informazione, che lo stock di biglietti omaggio garantito a studenti, musicisti e anziani è stato annullato per far fronte alla mole di richiesta accrediti da parte di rappresentanti delle istituzioni.

Qualcuno, per gettare acqua sul fuoco, potrebbe parlare di qui pro quo, di fraintendimento o più semplicemente di falle all’interno del sistema organizzativo. Noi, invece, che siamo meno buonisti e concilianti, parliamo di vergogna. Di ennesimo scandalo all’italiana, degli ennesimi privilegi riservati a quella “casta” che allegramente se ne va in giro con autista, scorta ed auto blu. Proprio quelle auto blu che ieri sera sono sfilate, con nonchalance, davanti alle facce incazzate degli studenti e di quei musicisti che passano intere giornate in conservatorio per inseguire un sogno chiamato musica. Mentre all’esterno degli Scavi, non si placava l’indignazione dei ragazzi, all’interno i rappresentanti della casta si godevano lo spettacolo: seduti, impennacchiati, annoiati, accompagnati da dame in strass o impegnati per oltre metà dell’Opera a gigioneggiare su facebook o su altre sfiziose applicazioni offerte dalla moderna tecnologia.

Quello che è accaduto ieri sera è molto grave, non solo perché si è negato a chi ne aveva diritto la possibilità di assistere a una meravigliosa rappresentazione teatrale, ma soprattutto perché ci mette di fronte all’arroganza del potere e della “casta”, alla quale è permesso di far tutto, di disporre di tutto. Non servono a nulla leggi, regole, regolamenti. Perché politici, graduati delle forze armate, esponenti delle istituzioni, sfuggono a qualsiasi controllo, quasi come fossero una sorta di zona franca vivente. Una permissività irritante che schiaccia qualsiasi cosa, anche il sogno di chi desiderava solo commuoversi per lo sfortunato amore tra Rodolfo e Mimì.

Angelo Mascolo

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