“I risultati delle elezioni regionali in Calabria e in Emilia Romagna ci consegnano indicazioni chiare su quanto uno strumento come la doppia preferenza possa davvero promuovere l’equità di genere nelle competizioni elettorali e vere e concrete pari opportunità nell’accesso alla vita politica”. Lo affermano in una nota congiunta Roberta Agostini, coordinatrice nazionale delle donne PD e componente della commissione Affari Costituzionali alla Camera, e Valeria Valente, coordinatrice campana delle donne PD e presidente del Comitato Pari Opportunità della Camera.
“In Calabria – spiegano la deputate dem – si è votato con una legge che non prevede strumenti per garantire l’equità di genere nella scelta dei candidati e nella composizione delle liste. Risultato: su 30 consiglieri solo una donna è stata eletta. In Emilia Romagna, dove la legge elettorale in vigore ricalca il modello campano che 5 anni fa ha fatto da apripista in Italia, su 50 consiglieri sono state elette 16 donne, di cui 14 nelle liste del PD. Un risultato chiaro, che impone a tutti una riflessione seria, soprattutto in queste ore, mentre si discute delle modifiche e dei correttivi da apportare alla nuova legge elettorale da parte del Parlamento in seconda lettura”.
“E’ inaccettabile che in un Paese come il nostro metà della popolazione non riesca ad avere nelle sedi in cui esercita la propria sovranità un’adeguata rappresentanza. Per questo – continuano Agostini e Valente – auspichiamo che nei prossimi giorni si apra un confronto serio tra tutte le forze politiche. E’ evidente, infatti, che così come approvata in prima lettura la nuova legge elettorale non garantisce un’equa rappresentanza di genere e sarebbe davvero un peccato se alla fine il parlamento più femminile della storia repubblicana italiana non riuscisse a approvare una legge in grado di garantire davvero, anche per il futuro, risultati analoghi o, come ci auguriamo, migliori rispetto a quelli ottenuti alle ultime elezioni. Da questo punto di vista, è essenziale l’inserimento di meccanismi che come l’alternanza dei nomi e la parità 50-50 dei capilista in caso di liste bloccate o quello della doppia preferenza in caso di liste aperte, permettano davvero alle donne di prendere parte alla pari alla competizione elettorale”.