Castellammare: da Pozzano una speranza per la città

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A Castellammare di Stabia le cose da diverso tempo vanno indiscutibilmente male. Avvolta in un vortice fallimentare la città sta scivolando inesorabilmente in un baratro da cui sarà difficile risalire la china.

Drammatica la crisi occupazionale e sociale, tantissime le famiglie indigenti a causa della chiusura delle attività produttive da Terme di Stabia ad AVIS, solo per citarne alcune. Avvilente la pochezza e l’incapacità della classe politica, vecchia e nuova, che dei tanti problemi non sembra essere ben conscia.

Sconfortante l’operato della pubblica amministrazione, incapace di portare a termine e quindi far fruttare importanti progetti che avrebbero dovuto rappresentare la svolta ed invece sono diventati un macigno che chiude un sepolcro… fallito il

progetto di un museo archeologico alla Reggia di Quisisana, il restauro di piazza Fontana Grande, il rilancio dei tradizionali chioschi dell’Acqua della Madonna, il recupero delle periferie, il restauro della Villa Comunale, il rilancio turistico della città… fallito, fallito, fallito è tutto il resto.

In un contesto così deprimente, a cosa devono aggrapparsi gli stabiesi per non perdere la speranza e credere ancora in quel “Post fata resurgo”, dopo la morte mi rialzo, motto della città?

La risposta potrebbe venire dal recupero del piazzale antistante la Basilica pontificia di Pozzano, un progetto che lentamente è quasi giunto a compimento. Un piccolo raggio di luce, un appiglio a cui aggrapparsi per non affogare.

La pavimentazione là è stata rifatta, gli alberi morti sostituiti, nuovi marciapiedi, panchine, fontanine, illuminazione pubblica sono stati installati… insomma nuova speranza.

Ma alla speranza non ci si aggrappa passivamente, è necessario farlo con forza e realmente. A Pozzano, per intenderci, gli stabiesi non devono lasciare che quel nuovo diventi vecchio e fallimentare in breve tempo.

Devono lottare, opponendosi con tutta la determinazione della disperazione, contro chi sicuramente interverrà per distruggere tutto. Deve appropriarsi di quel luogo pubblico e deve farlo vivere di sana socialità.

Altrimenti i ragazzini disperati imbratteranno le panchine, i vandali di turno danneggeranno le fontanine, l’incuria farà morire gli alberi, i parcheggiatori abusivi occuperanno i marciapiedi… e tutto, anche l’ultima speranza, morirà.

Ferdinando Fontanella

Twitter: @nandofnt

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