Emergenza rifiuti a Castellammare: scatta una sanzione disciplinare

via raiola

Emergenza rifiuti a Castellammare: sanzione disciplinare per un dipendente del Comune, C. R., in quell’occasione responsabile del procedimento per il servizio di igiene urbana. C. R., stando agli atti prodotti dal dirigente del settore Ambiente Sabina Minucci, sarebbe “colpevole” di aver rallentato il passaggio di consegna tra due ditte, “rifiutandosi” di acquisire un documento e protraendo in tal modo l’emergenza rifiuti in città. Per C. R. è scattata la sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per un giorno.

I fatti, com’è noto in città, risalgono allo scorso novembre quando Castellammare si trovò a fare i conti con l’ennesima emergenza rifiuti a causa della situazione di instabilità tra Comune, ditta e lavoratori dell’igiene urbana. I sindacati dichiararono lo stato di agitazione a causa del ritardo nel pagamento degli stipendi da parte di “Ego Eco”, la ditta di Cassino che dall’inizio del 2014 gestiva il servizio in città. La ditta vinse due appalti in meno di due anni e per diversi mesi gestì il servizio in regime di proroga, a causa dei ritardi da parte dell’Ente nel pubblicare la gara quinquennale europea. In corso c’è anche una battaglia legale in sede di Tar e Consiglio di Stato.

Per la terza volta in un anno l’azienda non si mostrò in regola con il Durc, ovvero la documentazione di regolarità contributiva, così il Comune bloccò il pagamento del canone mensile. Il commissario prefettizio Claudio Vaccaro (arrivato a Castellammare alcune settimane dopo la caduta dell’amministrazione del sindaco Pd Nicola Cuomo) si attivò per far sì che l’Ente pagasse direttamente stipendi e contributi agli operai ma, soprattutto, fece sì che si realizzasse il passaggio di cantiere tra Ego Eco e “Buttol srl”, società di Belluno con sede operativa nel nolano scelta tramite “white list” della Prefettura.

Il passaggio avvenne solamente il 2 dicembre e non il 30 novembre, così com’era stato disposto dall’ordinanza commissariale. I motivi sono da ricercarsi proprio nel provvedimento di irrogazione della sanzione disciplinare nei confronti di C. R. che si rifiutò di acquisire il “Cig”. Ovvero il Codice Identificativo Gara, un codice alfanumerico univoco e obbligatorio che identifica una dato appalto e che viene richiesto dal Responsabile Unico di Procedimento (Rup), C. R. appunto, tramite il Sistema Informativo Monitoraggio Gare (Simog) dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture. Una delle funzioni essenziali del Cig è quella di i flussi finanziari di ciascuna stazione appaltante per affidamenti di lavori, servizi e forniture.

“Ciò ha comportato – ha scritto il dirigente Minucci – l’impossibilità di sottoscrivere in pari data (il 30 novembre 2015, ndr) il contratto con la società incaricata, all’uopo convocata con gravi ripercussioni sull’andamento del servizio. (…) Non si comprende perché se è vero che, secondo il dipendente, non gli competevano gli adempimenti relativi ai contratti pubblici, egli stesso si sia preoccupato di predisporre la relazione istruttoria alla determinazione di presa d’atto dell’affidamento del servizio di igiene urbana”.

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