Torre Annunziata, inchiesta “Lido Azzurro”: chiesta l’archiviazione

enzo-sicaInchiesta sulla concessione dello stabilimento balneare “Lido Azzurro” di Torre Annunziata alla società “Villa Savoia”: i sostituti procuratori della Repubblica di Torre Annunziata Francesca Sorvillo e Fabrizia Fiore hanno chiesto l’archiviazione del procedimento. Secondo la Procura, insomma, non ci fu alcun abuso né rifiuto di atti d’ufficio da parte degli indagati Vincenzo Sica, ex direttore generale del Comune di Torre Annunziata, Anna Pesacane, dirigente del Suap, e Alfredo Vitagliano, amministratore della “Villa Savoia srl”.

I fatti oggetto dell’inchiesta risalgono al periodo tra il 2006 e il 2007: l’indagine è partita dalla denuncia presentata da un ex legale rappresentante della società “Lido Azzurro Terme Vesuviane”. Quest’ultima partecipò, insieme alla “Villa Savoia srl” (capogruppo di un’Ati composta da “Cooperativa Cobalto”, “Ontano srl” e “F.lli Di Cristo srl”), alla gara relativa alla concessione demaniale dell’arenile Lido Azzurro. Responsabile Unico del Procedimento (Rup) e poi presidente della commissione di gara fu Vincenzo Sica. Secondo le accuse Sica avrebbe dovuto astenersi dagli incarichi in quanto “titolare di un proprio interesse”.

Sica è socio fondatore della “Sigis Consulting sas”, società di consulenza che in un primo momento era stata individuata come la depositaria delle scritture contabili della Cobalto, azienda facente parte dell’Ati poi risultata aggiudicataria della concessione. Da ulteriori approfondimenti, però, è emerso che il commercialista e fiscalista della Cobalto era un altro professionista che aveva lo studio presso lo stesso immobile dove ha sede la Sigis. La comunanza dell’ufficio avrebbe indotto in confusione anche la commissione d’accesso prefettizia nel frattempo insediatasi in Municipio, la cui relazione è agli atti del procedimento contro Sica. Dunque, nessun obbligo di astensione può essere contestato all’ex city manager.

Diverso il discorso per quanto concerne Vitagliano. I fatti in questo caso risalgono al 2002, ovvero a quando lo stabilimento Lido Azzurro era stato concesso alla società “Lido Azzurro srl” dell’amministratore unico Gennaro Vitiello. La concessione era stata revocata sulla base di un’informativa antimafia emessa dalla Prefettura di Napoli a carico di Vitiello: a seguito di ricorsi e nuove note da parte del prefetto, la vicenda si era conclusa nel novembre del 2006. L’ennesimo ricorso era stato dichiarato estinto a seguito della morte di Vitiello, ucciso con sedici colpi di arma da fuoco in via Caracciolo.

Qui entra in gioco Vitagliano, genero di Gennaro Vitiello e socio al 50% della Villa Savoia: una partecipazione che però non compariva al momento della presentazione dell’offerta alla nuova gara per la concessione del 2007. La presunta continuità della ditta di Vitiello, colpita da informative antimafia, e quella partecipata da Vitagliano è stata al centro di numerose indagini a partire dal 2007. Il Gruppo Investigativo Antimafia (Gia) della Prefettura aveva evidenziato che l’Ati Villa Savoia non aveva “controindicazioni” mentre i legami tra la Lido Azzurro Terme Vesuviane e la stessa Villa Savoia meritavano approfondimenti. Il tutto, però, era basato su un presupposto errato, ovvero che la Lido Azzurro facesse parte dell’Ati Villa Savoia. Pertanto, anche in questo caso, secondo la Procura nessun rilievo può essere mosso all’indagato Alfredo Vitagliano.

Infine, alla Pesacane è stata contestata la mancata adozione di un provvedimento di revoca della concessione a seguito della informativa antimafia atipica trasmessa dalla Prefettura. Informative che, prima del luglio 2013 però, non sarebbero mai giunte al sindaco che aveva il compito di avviare il procedimento. Una volta giunte in Municipio le informative sono poi state esaminate dal legale dell’Ente: quest’ultimo ha notato che nell’Ati vincitrice del bando erano state erroneamente fatte rientrare anche le società Lido Azzurro srl e Lido Azzurro Terme Vesuviane. Inoltre, dall’informativa a carico di Vitagliano, emergeva unicamente il rapporto di parentela con Vitiello. Per la Procura, insomma, non risulterebbero i presupposti per dimostrare l’intenzione di favorire o sfavorire qualcuno da parte della Pesacane.

“Ho atteso in religioso silenzio – ha commentato a seguito della richiesta d’archiviazione Vincenzo Sica – che la guardia di finanza prima e la magistratura dopo completassero tutti i doverosi accertamenti affinché fosse verificata la verità dei fatti ma soprattutto la trasparenza e la legittimità degli atti posti in essere nei lontani 2006 e 2007, in un momento particolarmente delicato della vita delle imprese partecipanti alla gara. Sono particolarmente gratificato dal risultato ma non ho mai avuto dubbi che ci potesse essere esito diverso nonostante i continui, perseveranti e persecutori, tentativi da parte dei denuncianti coadiuvati da qualche rampante avvocato che li sostiene anche se non formalmente incaricato. I pubblici ministeri Francesca Sorvillo e Fabrizia Fiore hanno dimostrato grande professionalità e particolare attenzione, indipendenza ed equilibrio.

È questo un altro caso – ha continuato Sica – per il quale si può laconicamente affermare che nella magistratura occorre avere fiducia. Pertanto i tentativi continui di deformare la verità non hanno avuto fondamento. Preciso, infine, che non ho assolutamente invocato, pur ricorrendone i presupposti, prescrizioni di legge, ma ho fortemente voluto che si approfondisse il merito della vicenda. Per quanto mi riguarda anche la strumentale opposizione al provvedimento di archiviazione non costituisce elemento di preoccupazione o di disagio. Mi sia consentito di ringraziare per l’attività professionale svolta l’avvocato Elio D’Aquino e l’avvocato Anselmo D’Agostino”.

Ernesto Limito

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