Questa differenza territoriale si riscontra anche se si allarga il campo di indagine al credito erogato a medio-lungo termine. Sulle nuove operazioni a scadenza, infatti, le imprese che operano nel Mezzogiorno si vedono praticare dal sistema bancario uno “spread” su base annua dell’1,37% per operazioni entro l’anno, dell’1,09% per finanziamenti tra 1 e 5 anni e dello 0,79% per finanziamenti oltre i 5 anni. Un incremento importante se si considera che il tasso medio per operazioni a cinque anni in Lombardia e Piemonte è del 3,02%.
Quel che colpisce è che, nonostante l’iniezione di denaro arrivata grazie all’intervento della BCE di Mario Draghi, queste differenze territoriali sembrano andate aumentando negli ultimi anni. Paradossalmente, infatti, pur con un costo del denaro più elevato lo “spread” tra regioni risultava più contenuto nel 2012 di quanto non si riscontri oggi.
“Nemmeno il Quantitative Easing sembra essere riuscito a migliorare sensibilmente le condizioni di accesso al credito delle nostre imprese – commenta il presidente della Confimprenditori, Stefano Ruvolo – Nonostante gli interventi straordinari della BCE e qualche timido segnale di ripresa dei prestiti concessi al complesso del settore privato, i volumi degli impieghi bancari italiani diretti alle aziende risultano stagnanti. A questo dobbiamo aggiungere la peculiare condizione, tutta italiana, di condizioni di credito che variano così tanto da regione a regione. Non consentendo alle banche di fare dei distinguo a livello territoriale, fare impresa in Calabria diventa molto più faticoso che in Trentino-Alto Adige. Il risultato è che nel Sud del paese, che vive già una condizione difficile, intrappolato in una morsa di burocrazia e disoccupazione che ne limita le possibilità di crescita, se anche l’accesso al credito diventa più complesso che altrove, allora è davvero difficile immaginare un cambio di rotta in tempi brevi”.