Pimonte, 11 minorenni arrestati per violenza in branco

pimonte brancoNella mattinata odierna, i Carabinieri di Pimonte, Gragnano e Vico Equense, coordinati dal NOR (Nucleo Operativo Radiomobile) di Castellammare di Stabia, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale per i Minorenni di Napoli su richiesta della correlativa Procura nei confronti di 11 indagati, tutti minorenni, ritenuti responsabili di violenza sessuale di gruppo ai danni di altra minorenne.

Le investigazioni dirette dalla Procura presso il Tribunale per i minorenni e svolte dai Carabinieri di Pimonte, traggono origine dalla denuncia della stessa quindicenne che ha dichiarato di essere stata costretta, dopo aver avuto un rapporto sessuale con il suo fidanzato, ad averne anche con gli amici di questi sotto la minaccia della pubblicazione su social network di un filmato riguardante il precedente rapporto.

Minaccia poi ripetuta in successive occasioni avendo il gruppo ripreso anche i successivi rapporti con gli altri.

L’attività di indagine ha consentito il riscontro delle dichiarazioni della vittima, poi ascoltata direttamente dal Pubblico Ministero minorile con l’ausilio di una psicologa, con quelle di alcuni testimoni ed altri esiti investigativi consentendo di individuare compiutamente gli autori del fatto e le responsabilità di ciascuno nella commissione dei reati contestati.

Dei dodici indagati undici sono stati sottoposti alla misura cautelare del collocamento in comunità. Per uno solo, minore degli anni 14 , si procede separatamente.

I carabinieri hanno trovato riscontri su i telefoni cellulari sequestrati al gruppo. In una delle sequenze recuperate si vedrebbe un componente del branco minacciare la ragazza anche con un coltello.

Il regista della strategia di ricatto che ha fatto violentare a più riprese la sua fidanzatina minacciandola di pubblicare i video dei rapporti sessuali sui social network appartiene ad una famiglia legata a un boss locale. Il giovane “capobranco” avrebbe minacciato pubblicamente anche un adulto, circa una ventina di giorni fa quando attraverso la rete era passata la notizia dell’avvio delle indagini per una presunta violenza di gruppo da parte di minorenni, vittima una minorenne. La colpa dell’uomo minacciato apertamente nella piazza del paese sarebbe stata quella di aver postato sui social la notizia.

I protagonisti negativi di tutta questa terribile faccenda sono ragazzi appartenenti alla fascia d’età della scuola media. Almeno un paio di loro sono legati da vincoli di parentela ad elementi della criminalità locale. Per le altre famiglie invece si tratta di famiglie semplici, oneste, umili. Anche la famiglia della ragazza è di umili origini. Delle 11 famiglie coinvolte in questa torbida vicenda due hanno chiesto aiuto al parroco.

«È una brutta storia che scaturisce dal disinteresse familiare nei confronti dei figli», commenta il sacerdote all’agenzia d stampa Ansa. «Io li avverto dall’altare. Noi qui offriamo tante attività. Non è vero che questi giovani non hanno opportunità di svago nel nostro piccolo Comune. È stato uno “svago”. Non è stato fatto per soldi, solo per passare il tempo con gli amici. Tutto questo però ora assume le sembianze dell’orrore».

Il dramma che con il passare delle ore e con il definirsi dei contorni di tutta la vicenda è che ora si teme che la quindicenne che ha avuto la forza di denunciare non sia l’unica vittima della violenza del “branco”. Purtroppo, in questi casi non è facile denunciare di essere ricattati, di essere coinvolti o vittime di un così squallido e drammatico incubo. In genere vince sempre il ricatto o purtroppo la vergogna che tende a creare una gabbia che affonda sempre di più la volontà delle vittime.

 

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