La brutta fine del canone Rai

canone-rai-bolletta-luce-1Quasi tutti abbiamo ricevuto la bolletta luce. Quasi a tutti sono volate belle maleparole per i 70 euro del canone da sommare al consumo dell’elettricità.

Ma ci avevano avvisati, il canone Rai sarà pagato in bolletta d’ora in poi. Siamo tutti contenti, adesso.

Zompettano di felicità le casse statali che hanno incassato d’un botto una cascata inimmaginabile di euro; allegri e soddisfatti gli italiani, quelli sempre ligi al loro dovere fiscale, che possono ridere dell’impossibilità, più o meno, adesso, di evadere dei furbetti. Non se la passano male manco gli ex evasori, ben miscelati a loro dire tra i pagatori da sempre, che vedono un canone arrotondato e spalmato in cinque tranche. Tutti accomunati dalla stessa purga di fine estate. Mal comune, mezzo siluro percepito.

 

Perché paghiamo il canone? Perché possediamo un apparecchio capace di ricevere il segnale radiotelevisivo.

Perché si associa il canone alla Rai? Perché “la Rai è la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, per questo è tenuta a trattare argomenti e fornire informazioni di approfondimento, attualità a carattere istituzionale”. Le parole virgolettate parole le ho copiate ed incollate dal sito canone.rai.it.

 

Tutto l’ambaradàn per dire che, sostanzialmente, paghiamo affinché le reti Rai ci indottrinino, ci acculturino, ci informino. E non è un proposito difficile visto che i canali del Biscione bombardano con programmi che trasudano trashume da ogni tubo catodico.

Peccato che la contentezza abbia avuto vita breve. Peccato che i nobili propositi di una lista di canali marchiati RAI e che si assume la responsabilità di fare buona informazione, assurgendosi a distributore di saggezza, siano scivolati sulla buccia di banana che essi stessa hanno lasciato cadere.

Già sappiamo che a breve andrà in onda, in prima serata e su Rai Uno, “Ballando con le stelle”, la seconda chance data ad una accozzaglia di dimenticati dalla tv. Ché se la tv li ha scordati, un motivo ci sarà, no?

Ma fermimoci al presente. Rai Due trasmette in prima serata “Pechino Express”, una zuppa di personaggi spediti in altri continenti a fare non si sa cosa ma, mentre i protagonisti si destreggiano con nuove realtà, viene riprodotto uno stile di vita difficile, a volte anche misero, e comunque diverso culturalmente dal nostro. Non il massimo della televisione ma almeno educato.

giovani-ricchiLa settimana scorsa, dopo l’esperimento di cui sopra, in seconda serata sempre su Rai Due, ecco che va in onda un viaggio ultrasensoriale nel mondo del truzzo. “Giovani e ricchi”, questo il titolo. deve esserci un contenuto nella scelta di questo docu-reality. Qualcosa c’è di certo ma lo scopriremo solo dopo un paio di birre dall’alto grado alcolico in stomaco vuoto.

Il succo era le modalità con cui i giovani rampolli italiani spendono i loro euro. Ognuno spende ciò che vuole, come vuole, quando vuole, per la carità. Se concediamo l’acquisto del megatelefonoide a rate spalmate in 24 mesi (nel mentre ne vengono sfornati altri sette modelli, del megatelefonoide) perché dovremmo mai storcere il naso di fronte a chi spende potendolo fare?

Il problema è che parliamo di Mamma Rai, l’erogatore di cultura, informazione, a cui tutti paghiamo il centone annuale affinché ci distragga dal criticabile mondo in cui viviamo.

Bella informazione quella data ad una popolazione italiana i cui giovani faticano a trovare un lavoro, anche in nero.

Il canone estorto quasi ai limiti dell’illegale è servito a schiaffare in faccia agli italiani che ci sono soggetti che consigliano ai giovani, anche ai disoccupati, di ambire ad un’auto di lusso con interni personalizzati?

Poi, in vista del Festival di Sanremo, i soliti si lamentano di quanto male sia usato il canone Rai, per questo attore iperpagato, per i compensi dei presentatori che devono sorbire critiche pure sui trucchi spalmatigli in faccia.

Un lato positivo c’è. Fosse stato mandato in onda sulla rete ammiraglia, Rai Uno, ci sarebbe stato il serio rischio di mandare tale obbrobrio fatto di giovani Donald Trump in mondovisione.

Anna Di Nola

 

 

 

 

 

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