I lavoratori di Terme di Stabia contro l’amministrazione: “Vogliamo la clausola sociale nel bando di privatizzazione”

terme di stabiaL’amministrazione comunale di Castellammare di Stabia, da quando si è insediata a Palazzo Criscuolo, sta lavorando per garantire la riapertura delle Terme a tempo pieno anche se non sono mancati alcuni scontri importanti con i lavoratori che sono attualmente disoccupati e aspettano risposte dagli organi competenti.

Al centro delle polemiche degli ultimi giorni, secondo quanto si apprende, è finito il vicesindaco Andrea Di Martino che nella delibera di giunta del 20 ottobre, secondo i lavoratori, non avrebbe preso in considerazioni alcuni aspetti importanti. Sicuramente, quello più importante su cui si sono basati particolarmente i lavoratori riguarda la clausola sociale che dovrebbe essere introdotta nel bando di privatizzazione a favore dei disoccupati.

Di Martino, però, ha affermato che questo fantomatico bando “è sottoposto al controllo dell’Anac e per questo motivo non è possibile inserire delle clausole sociali perché verrebbe immediatamente bocciato. I lavoratori però non ci stanno e attaccano: “Tale affermazione, appare pretestuosa e non conforme a quanto la giurisprudenza in materia, ha sentenziato, ai pareri espressi dalla stessa Anac perché il Decreto legislativo del 18 aprile 2016, n° 50, all’art. 50 prevede che: per gli affidamenti dei contratti di concessione e di appalto di lavori e servizi diversi da quelli aventi natura intellettuale, con particolare riguardo a quelli relativi a contratti ad alta intensità di manodopera, i bandi di gara, gli avvisi e gli inviti si possono inserire, nel rispetto dei principi dell’Unione europea, specifiche clausole sociali volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato”.

Inoltre il “Consiglio di Stato, ha asserito che la clausola sociale va interpretata nel senso che l’appaltatore subentrante deve prioritariamente assumere- gli stessi addetti che operavano alle dipendenze dell’appaltatore uscente, a condizione che il loro numero e la loro qualifica siano armonizzabili con l’organizzazione d’impresa prescelta dall’imprenditore subentrante”.

Per questo motivo, i lavoratori affermano che l’amministrazione comunale “non ha nessun interesse nel tutelare i dipendenti di Terme di Stabia creando una frattura sociale senza precedenti”. E’ stata indirizzata una lettera sia alla Regione sia al governo cittadino (senza dimenticar anche il Prefetto) per far luce sulla questione e chiedere dei chiarimenti.

L’obbiettivo è uno: “Non vogliamo generare tensioni, scontri, chiediamo da tempo rispetto e dignità, poiché riteniamo che il fallimento di Terme, abbia annientato la dignità ed il rispetto, dissolvendo con scelte improvvide la storia del Termalismo cittadino e l’economia indotta. Siamo pronti a qualsiasi confronto, a patto che il lavoro sia posto al centro dell’attenzione, senza porre paletti strumentali, che nascondono di fatto una difesa populistica del lavoro, non consentendo a nessuno di ritornare ad uno status di lavoratore dignitoso. Attendiamo fiduciosi un cortese riscontro”.

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