Se san Silvio gli facesse il miracolo di farlo ritornare “candidabile” sarebbe l’uomo più felice del mondo. Il “giovane”, per non dire altro, Matteo Salvini se la dovrebbe vedere con lui e con la sua leaderscip.
In attesa della “grazia” ad opera del tribunale europeo Silvio Berlusconi previdente – non si sa mai – mette in atto disegni alternativi al suo ritorno nelle liste elettorali. Certo, la magistratura milanese lo perseguita, a suo avviso, con storie di – ormai – ordinario sostentamento a quelle che furono le “olgettine bunga bunga”. Ma volete mettere una candidatura a premier? Tutto passerebbe in second’ordine. E si potrebbe allora gridare al protagonismo mediatico dei giudizi. In attesa però dell’evento risolutore tribunalizio, la prima strategia è quella di non rompere definitivamente con il “bullo” padano e con la sorella “fratello d’Italia”. Non gli conviene. La situazione è talmente complessa nel Pd, con la delegittimazione referendaria di Renzi e con lo squalo D’Alema in cerca di prede avversarie interne da colpire, che le carte della politica si sono rimescolate e gli assi vincenti tornati nel mazzo. Insomma, la partita che solo qualche tempo fa sembrava persa per l’ex Cav. si è tutta riaperta.
Per non parlare poi del temuto “comico” Grillo che fino a poco tempo fa faceva solo piangere d’invidia e di paura il mondo politico avversario. Da qualche tempo è ritornato a far sorridere i suoi antagonisti. Per loro la salvezza si chiama Raggi Virginia, sindaca di Roma Capitale, che in fatto di amici farlocchi e di pensate storiche negative (leggi non candidatura alle Olimpiadi) non è seconda a nessuno. Si è fidata ciecamente di funzionari avvoltoi, fedeli ai vincoli di sangue, che per certi sociologi in vena di approfondimenti prosaici si chiamano “familismi amorali”. E di botte ne sta prendendo a gogò. Pare che nella vicenda, a dar manforte ai nemici di sempre, si sia aggiunta qualche “amica”, si fa per dire, gelosa che è stata lesta a passare a giornali e magistrati quanto appurato nelle sue indagini riservate sulla prima cittadina del Campidoglio. Questione di trasparenza, di correttezza, d’onestà e via dicendo, ma c’è chi dice che dietro c’è, soprattutto, lo stress da seconda fila. L’interessata, Roberta Lombardi, smentisce e annuncia querele senza fine.
Chi non ride più è il Beppe nazionale sempre più preso da attacchi di bile per le sceneggiate senza copione dei suoi “ragazzi”. Il “garante” non ce la fa più a placare le aspettative di ribalta di sempre più grillini che non ci stanno a rispettare le regole on line del Casaleggio figlio. Urla, minacce non placano certi “arrivisti” interni che vanno espulsi “senza se e senza ma”. Roma però è un’altra storia. E’ una croce che non può essere scaraventata lontano con la cacciata di Virginia e di qualche suo compagnuccio stupido e in malafede. Qui c’è la vita o la morte del suo “MoVimento”. Le telefonate di Beppe si fanno sempre più pressanti sulla sindaca che “deve fare qualche cosa” per risalire la china amministrativa. Perché, al di là delle cavolate familistiche, se i romani cominciano a constatare un minimo d’efficienza nei trasporti, nella viabilità e via dicendo tutto può cambiare, alla faccia degli “iettatori”, alla napoletana, e dei “gufi”, alla fiorentina, che vogliono la morte dei 5Stelle. Certo che Beppe ci ha pensato alla destituzione della Raggi, un po’ come fece Renzi con Marino, ma troppo complicati gli scenari successivi alla rimozione, sia per la Capitale che soprattutto per i 5Stelle. Meglio, allora, tenere duro e gridare: “er Sinnaco de roma nun se tocca / er popolo ha votato e nun se pente”. Incrociando le dita, sotto sotto.
Sornione, come al solito, Sua Emittenza elabora i propri disegni sfruttando quando più possibile gli errori degli altri. Si vocifera che il leghista con felpa, ruspa, talk e social abbia deciso di non candidare più l’ex fondatore e padre-padrone della Lega. Matteo c’è l’ha proprio sui c… il vecchio Umberto che un giorno sì e pure l’altro lo critica con quella ferocia padana che l’ha reso famoso. Più che mettere pace tra il “vecchio e il nuovo”, la mossa di Salvini lo renderebbe felice. E come potrebbe negare all’Umberto Bossi un posto in lista in Forza Italia? Da una parte aiuterebbe un vecchio compagno di governo e dall’altra proverebbe a sfruttare in tutti i modi possibili la conseguente – lui, l’ex Cav., lo spera – scissione della Lega Nord. Ufficialmente però Silvio Berlusconi è per l’unità con Meloni e Salvini.