Omicidio del consigliere comunale Luigi Tommasino: la Cassazione ha annullato la condanna a trenta anni di carcere inflitta pochi mesi fa dalla Corte d’Appello, che dovrà a questo punto ricalcolare la pena, nei confronti del collaboratore di giustizia Renato Cavaliere, ex elemento di spicco del clan di camorra dei “D’Alessandro” di Castellammare di Stabia.
La circostanza è stata riportata oggi dal quotidiano “Metropolis”. Stando a quanto si legge la Cassazione è giunta a tale decisione riconoscendo a Cavaliere, che ha fornito indicazioni precise su mandante e movente dell’omicidio Tommasino, le attenuanti previste per i collaboratori di giustizia.
Un parere diametralmente opposto a quello espresso nel giugno del 2016 dalla Corte d’Appello, per la quale il pentito della cosca di Scanzano non aveva fornito contributi utili a chiarire tutti gli aspetti dell’agguato avvenuto nel febbraio del 2009 al viale Europa a Castellammare.
In quell’occasione la Corte d’Appello ha condannato a trent’anni di reclusione Cavaliere, al quale sono state riconosciute le sole attenuanti generiche, e Catello Romano, altro componente del gruppo di sicari che ha fatto fuoco contro il consigliere comunale del Partito Democratico (gli altri killer, Salvatore Belviso e Raffaele Polito, entrambi collaboratori di giustizia, erano già stati condannati a diciotto e dodici anni ciascuno).
La Corte di Cassazione è intervenuta così nuovamente nel procedimento dopo aver già cancellato gli ergastoli

inflitti dalla Corte d’Appello per Cavaliere e Romano.
Bisogna ricordare che Renato Cavaliere ha indicato nella gestione del servizio parcheggio a Castellammare nella gestione di un parcheggio di Vico Equense le motivazioni per cui è stata decretata la condanna a morte di Gino Tommasino. Il pentito dei D’Alessandro, inoltre, ha tirato in ballo l’allora boss degli scanzanesi Vincenzo D’Alessandro (mai formalmente indagato nelle inchieste sulla morte del consigliere del Pd) da cui sarebbe provenuto l’ordine di uccidere.