Ammazzarono camorristi rivali: arrestati i vertici dei Marrazzo e degli Aversano

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ammazzarono camorristiAmmazzarono camorristi rivali: arrestati i vertici dei clan Marrazzo e Aversano. Ieri mattina i carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) partenopea nei confronti di due indagati rispettivamente elementi di spicco dei clan Marrazzo e Aversano, sodalizi criminali alleati e operanti nel territorio di Sant’Antimo e di Casandrino. I militari hanno così arrestato Antonio Attanasio e Domenico Gervasio che ammazzarono camorristi rivali nella periferia nord di Napoli.

I due arrestati sono ritenuti responsabili di omicidio aggravato dalle finalità mafiose e di detenzione illegale di armi da guerra. I due ammazzarono camorristi “colpevoli” di essere rivali nel campo degli affari illeciti. Le indagini hanno consentito di documentare le responsabilità di Antonio Attanasio, responsabile dell’omicidio di Diana Tintore (clan Ranucci) avvenuto a Casandrino il 19 gennaio 1996, e Domenico Gervasio, responsabile dell’omicidio di Gabriele Spenuso (clan Verde) avvenuto a Villa Literno il 14 febbraio 2006.

Entrambi i delitti sono stati inquadrati all’interno dei contrasti tra i clan Marrazzo, Ranucci, Verde e Aversano, attivi nei Comuni dell’area Nord di Napoli per in controllo del racket e dello spaccio di stupefacenti. Grazie all’ausilio di intercettazioni ambientali, telefoniche e alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia è stato possibile accertare che, in concorso con Vincenzo e Antonio Marrazzo (per i quali si è proceduto separatamente essendo già stati condannati per tale reato) e Giordano Sossio (deceduto),  Attanasio era alla guida dell’auto usata per commettere l’omicidio e a bordo della quale, unitamente a Vincenzo Marrazzo, si dava alla fuga dopo che quest’ultimo aveva esploso contro la vittima numerosi colpi d’arma da fuoco.

Un’operazione brillantemente condotta dai militari di Castello di Cisterna e magistralmente coordinata dalla Dda e dal gip del Tribunale di Napoli: la risposta dello Stato alla violenza efferata del crimine organizzato, la prova tangibile della presenza delle istituzioni sul territorio.

Determinanti ai fini delle indagini le dichiarazioni dei pentiti: valide pedine nello scacchiere che contrappone il mondo della legalità al potere cinico del crimine organizzato, profondi conoscitori dei segreti di camorra e dei retroscena di crimini assurdi compiuti in nome di un interesse economico venerato come una religione da chi con conosce altro credo che la violenza.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.