Infiltrazioni camorristiche nel Pip di Marano: 5 arresti per il clan Polverino

I carabinieri stanno eseguendo un decreto di sequestro di beni immobili, partecipazioni societarie e rapporti finanziari per un valore di 70 milioni di euro

clan polverino pip maranoInfiltrazioni camorristiche nel Pip di Marano: 5 arresti per il clan Polverino. Dalle prime ore di questa mattina i carabinieri del Ros stanno eseguendo un provvedimento cautelare, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli, nei confronti di 5 persone indagate per concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio, minaccia e falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale, reati aggravati dalle finalità mafiose.




Al centro delle indagini del Ros le infiltrazioni del clan Polverino, egemone nell’area nord occidentale di Napoli, nella realizzazione del Piano di Insediamento Produttivo (Pip) del Comune di Marano, importante infrastruttura per il rilancio dell’economia locale che prevede lavori per 40 milioni di euro.

Documentato il patto tra il clan camorristico e i fratelli imprenditori Aniello e Raffaele Cesaro di Sant’Antimo, funzionale all’aggiudicazione dell’appalto attraverso intimidazioni mafiose e reimpiego delle ingenti risorse economiche provenienti dai traffici illeciti del clan.

Blitz contro il clan Polverino: scatta il sequestro

Contestualmente i carabinieri, nell’ambito dell’inchiesta contro la potente cosca di camorra, stanno eseguendo un decreto di sequestro di beni immobili, partecipazioni societarie e rapporti finanziari per un valore di 70 milioni di euro. Non si arresta l’opera di bonifica territoriale fortemente voluta dalle forze dell’ordine e dalla magistratura sul territorio di Napoli e provincia: una lotta continua sostenuta dallo Stato contro lo strapotere di un sistema che ormai ha perso tutti i connotati della vecchia camorra.

Le nuove baby gang sarebbero in conflitto perenne con i gruppi di quell’associazione una volta famosa come Nuova Famiglia. Secondo radio mala però dietro le quinte sarebbero proprio vecchi capi camorra a muovere i nuovi boss come burattini da sacrificare per riconquistare la leadership criminale a Napoli e nell’hinterland.

Un mosaico complesso da ricostruire per gli inquirenti che continuano professionalmente a monitorare la scena al fine di prevenire stese, agguati e attentati soprattutto nel centro storico di Napoli.

Alfonso Maria Liguori

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano
Condividi
PrecedenteRaid all’Annunziatella, Tony Tammaro: “Amo Stabia e gli stabiesi”
SuccessivoFerisce compagno di banco 13enne con un coltello: “Chiedo scusa”
Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.