Il Sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano, in una nota diramata, in occasione dei 203 anni dell’Arma dei Carabinieri al servizio della Patria, ha dichiarato: “Oggi è un giorno importante perché celebriamo i 203 anni di servizio, di un formidabile patrimonio di legalità tutto italiano: i Carabinieri. Sempre al fianco della gente, sono la presenza fisica dello Stato su tutto il territorio nazionale, anche nel paesino più lontano e poco collegato.
Con il servizio, senza sosta, contro l’illegalità e i pericoli moderni contribuiscono ad aumentare la sensazione di sicurezza che percepiamo nel quotidiano. Nel settore della Difesa sono particolarmente apprezzati dai nostri alleati che sempre più spesso ne richiedono l’impiego, specialmente per la formazione di reparti di polizia dei paesi in guerra, in fase di pacificazione. Sono una sintesi virtuosa di italianità che rappresentano al meglio il #Paese in tutti i contesti nei quali agiscono”.
Un plauso meritatissimo rivolto alla Benemerita da milioni di Italiani che ripongono stima e fiducia nelle uniformi di Stato. Un monologo mirabile del compianto attore Renzo Montagnani pittò la figura del carabiniere evidenziandone doti morali, semplicità e professionalità al tempo stesso, senso del dovere e costante abnegazione.
Una figura, quella dei carabinieri, che la gente vuole per strada, nelle pubbliche manifestazioni per il seno di sicurezza che l’Arma ha sempre emanato.
“Grazie per il lavoro che fate. Il pensiero – ha concluso Alfano – va a chi ha sacrificato la vita in virtù del giuramento prestato alla Repubblica.”
Ricordando anche i carabinieri che sono caduti svolgendo il proprio lavoro
Inevitabilmente la mente vola alle vittime di Nassiriya, ai carabinieri vigliaccamente trucidati dalla mafia per aver messo le proprie vite al servizio dello Stato, per aver difeso fino all’ultimo alti magistrati che non hanno mai chinato il capo dinanzi a Cosa Nostra.
Eroi che mai dimenticheremo e salvatori di questa nostra Italia che se è ancora in piedi lo deve proprio a chi ha dato la vita per confutare senza ombra di dubbio l’assurda tesi che vorrebbe l’illegalità vincente sulle sane istituzioni della Repubblica.
Alfonso Maria Liguori