Le forze sociali in realtà in piena crisi occupazionale come Napoli: baluardo in difesa dei lavoratori contro politiche mirate all’inasprimento dei rapporti tra sindacati e lavoratori a tutto vantaggio delle imprese.
E’ tempo di confutare i luoghi comuni, di identificare le istituzioni, le forze sociali, per l’alto fine legato alla loro stessa esistenza e non riduttivamente in negativo per la disonestà, la corruzione e la collusione di alcuni indegni rappresentanti delle stesse.
Chiara la politica messa in campo a livello nazionale che attraverso un’articolata retorica mirerebbe a indebolire il rapporto tra lavoratori e sindacati favorendo notevolmente le imprese. Persino in un Paese estremamente tollerante come l’Italia tutto ha un limite, soprattutto quando si scherza con la sopravvivenza di migliaia di onesti cittadini.
L’inoccupazione che ormai da anni affligge la penisola con particolare riferimento al meridione, sebbene a tratti camuffata da proiezioni discutibili e dati che lasciano il tempo che trovano, è alla base di problematiche sociali rilevanti che favoriscono il diffondersi della cultura mafiosa e della prevaricazione violenta.
Senza lavoro non c’è futuro, viene lesa la dignità dei cittadini e di conseguenza si da il via libera alle campagne di affiliazione di gente senza scrupoli pronta a comprare giovanissime esistenze per poche centinaia di euro e forse uno scooter.
I potenti se la ridono guardando agli eventi di cronaca nera con incredibile distacco, quasi avvenissero in realtà geografiche distanti migliaia di chilometri dalla loro, ben consci di aver sistemato i propri cari sotto il profilo lavorativo per diverse generazioni.
In questo caos i sindacati sono chiamati a ritrovare compattezza, concretezza e capacità operativa in difesa di chi non chiede altro che di lavorare onestamente. Pensiamo all’umiliazione di individui ultra cinquantenni ancora precari, alla disperazione di chi teme di non poter offrire il giusto sostentamento ai propri figli, alla giusta rabbia di chi dopo anni di studio è costretto, nel migliore dei casi, a riciclarsi produttivamente parlando con contratti a tempo determinato.
Napoli è lo specchio di questa miserabile condizione: oggi il sindacato ha la possibilità di riaffermare il proprio ruolo tutelando i lavoratori precari, salvaguardando la sicurezza sui luoghi di lavoro degli operatori e soprattutto riconquistando fiducia da parte di chi non ha altre difese nei confronti delle aziende.
In sintesi: con il sindacato sempre in una pacifica e civile lotta per il rispetto dei diritti civili, della dignità e dell’esistenza stessa di chi non accetta il dispregiativo ruolo di “parassita sociale” abilmente affibbiato da una parte della cattiva politica nostrana.
Alfonso Maria Liguori