Torre Annunziata. Il crollo, le vittime, i funerali: nulla sarà più come prima

"E' colpa della mano dell'uomo - accusa il cardinale Crescenzio Sepe - Una mano che, spinta dalla superbia, dall'egoismo, si è fatta assassina". Ma di chi è questa mano?

torre annunziata funerali crollo 8 È passata una settimana da quel maledetto crollo a Torre Annunziata.

Sono passati sette giorni da quando eravamo tutti lì a sperare che da sotto quelle macerie, in cui si è ridotta la palazzina di via Rampa Nunziante, uscissero tutti vivi.

Avremmo voluto poter rivedere Giacomo passeggiare su corso Umberto I, mano nella mano con sua moglie Edy; avremmo voluto assistere all’ennesimo spettacolo pirotecnico del giovane Marco, un vero talento; oppure la signora Pina, correre attorno ai giardinetti insieme alle sue amiche. Cosa avremmo dato in quel momento per vedere riunita la famiglia Guida, stretta in un abbraccio pieno d’amore, a cui avrebbe fatto da dolce sottofondo la risata angelica di Francesca e Salvatore.




Avremmo dato qualunque cosa, in quegli interminabili istanti in cui il vigile del fuoco gridava: “C’è nessuno?”. Avremmo voluto sentire un urlo, o un pianto come quello di un neonato al suo primo vagito. Avremmo voluto sentire la vostra voce ed invece alla domanda non c’è stata risposta. Solo silenzio.

Il silenzio in cui la città di Torre Annunziata si è chiuso dopo che, uno ad uno, tutti i corpi sono stati estratti senza vita dalle macerie. Ma non perché non abbia nulla da dire. Al contrario. È un silenzio che racchiude in sé la rabbia di chi chiede giustizia!
Non è giusto morire nella propria casa, quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro, per traumi ed asfissia. Ecco cosa è emerso dall’autopsia.

Due giorni fa, dalle 14 alle 24, è stata allestita la camera ardente nella sala consiliare di via Provinciale Schito, nel quartiere di Rovigliano. Tantissime le persone che hanno voluto rendere omaggio alle vittime, con dei fiori, una lettera, o semplicemente una silenziosa preghiera.




Ed oggi, ad una settimana esatta dal crollo, la città di Torre Annunziata ha dovuto salutare, per sempre, otto dei suoi figli. I funerali, celebrati dal cardinale Crescenzio Sepe, si sono svolti nella Basilica della SS. Madonna della Neve in cui, almeno una volta, si saranno recati a rivolgere una preghiera alla Santa Patrona Oplontina.

“Nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta” era la scritta incisa sulle t-shirt bianche indossate dagli amici di Francesca e Salvatore. È vero, Torre Annunziata non dimenticherà nessuna anima innocente sacrificata il 7 luglio 2017. “Di chi è la colpa?”, ha chiesto, sull’altare, un parente della famiglia Guida.

“E’ colpa della mano dell’uomo – accusa il cardinale Crescenzio Sepe – Una mano che, spinta dalla superbia, dall’egoismo, si è fatta assassina e ha privato otto persone del bene più grande:quello della vita”. Ma di chi è questa mano? A stabilirlo saranno le indagini affidato alla Procura di Torre Annunziata. Nell’attesa che giustizia sia fatta, il cardinale invita i parenti delle vittime ad “andare avanti e a non perdete la speranza”.




Sono straziati dal dolore. “Ci auguriamo che un giorno il calore dei ricordi sia tale da torre annunziata funerali crollo palloncinicolmare il vuoto che sentiamo in questo momento”, afferma, commossa, una conoscente della famiglia Cuccurullo. Ma come recita uno striscione affisso nella curva di via Gino Alfani, poco lontano dal luogo della tragedia, senza di voi “nulla sarà mai come prima”. Purtroppo, è vero.

Sarà impossibile dimenticare questa tragedia. Ci si augura che questa vicenda faccia da freno alla “mano dell’uomo” di cui parlava il cardinale; ma non è giusto. Non è giusto che debbano esserci dei morti per evitare altri morti.

“Dopo l’ultimo saluto alle otto vittime, il loro sacrificio non va dimenticato” afferma il cardinale Crescenzo Sepe che propone alle autorità politiche “di intitolare a loro lo spazio antistante il luogo dove è avvenuta la tragedia”, affinché Torre Annunziata porti per sempre il nome di Giacomo, Edy, Marco, Pina, Pasquale, Anna, Francesca e Salvatore, vittime innocenti dell’egoismo umano.

Floriana Vaccaro

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