Spaccio, estorsioni, pizzo, arresti: ecco come cambia la camorra di Castellammare

castellammareUna città, Castellammare, divisa in due dal potere criminale presente sul territorio. Gli arresti eccellenti degli ultimi mesi, e le numerose condanne, non hanno annientato del tutto i clan dell’area stabiese che con una serie di alleanze mantengono intatto il proprio predominio. E’ questo quello che emerge dalla seconda relazione semestrale della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) che si è soffermata sulla città delle acque e su tutto il Meridione. I clan attivi nell’area stabiese sono vari: in primis ci sono i D’Alessandro, con la propria roccaforte nel quartiere collinare di Scanzano; dall’altra ci sono i Cesarano che estendono il proprio controllo nella zona Nord della città, a confine con Pompei; nel mezzo ci sono tante altre piccole cosche che hanno manifestato nel tempo la loro fedeltà all’una o l’altra fazione.

I D’Alessandro: i ras, gli affari, il potere

Il clan da sempre operante nella zona di Scanzano, quartiere collinare di Castellammare, resta il primo sodalizio criminale stabiese. Controlla gran parte della città delle acque e due delle piazze di spaccio più importanti: Acqua della Madonna (centro antico) e Savorito (grazie ad un’alleanza creata con gli Imparato). A gestire gli affari della cosca, come emerso anche nella prima relazione semestrale della DIA, sono le donne: tutti i maggiori esponenti del sodalizio criminale sono stati arrestati tanto che il potere è passato nelle mani delle mogli dei boss. Donne senza scrupoli che stanno portando avanti gli affari nel silenzio totale. L’omicidio Fontana di due settimane fa, comunque, ha riportato i D’Alessandro al centro dell’attenzione delle forze dell’ordine: l’ex pentito, come spiegato da Salvatore Belviso (killer del consigliere comunale Gino Tommasino), era al primo posto nella “black list” degli uomini di Scanzano.

dia 2 famiglia potenzaLa struttura della cosca dei D’Alessandro è molto simile a quella di un’azienda: in poco tempo sono riusciti ad estendere il proprio dominio in diverse zone d’Italia e nel mondo. In modo particolare, i D’Alessandro sono riconosciuti, e apprezzati, dai fortissimi gruppi criminali dell’area napoletana (i clan “Licciardi”, “Contini” e “Mallardo”; i “Di Lauro”, i “Casalesi”, i “Fabbrocino”). Germania, Romania, Toscana, Emilia – Romagna: sono queste le zone d’interesse della cosca stabiese. L’obiettivo per i ras è quello di riciclare il denaro sporco prodotto a Castellammare grazie al pizzo, chiesto in diverse forme, alle estorsioni e allo spaccio di droga. Molti dei nuovi rampolli del clan sono stati mandati anche nelle migliori università del Paese per poter avere, in futuro, un gruppo di affiliati capaci di gestire il denaro e gli affari illeciti. Gran parte delle sostanze stupefacenti arrivano in Italia, e a Castellammare, grazie ad alcune collaborazioni con altri clan locali: in modo particolare è fondamentale l’aiuto degli alleati dell’area Nord di Napoli. La merce viene rivenduta nelle piazze di spaccio lontane da Scanzano che resta la zona “direzionale” del clan.

Di conseguenza, le sfere di influenza si registrano nell’area Sud di Castellammare (centro antico e Acqua della Madonna) e in modo particolare nella periferia Nord, specialmente nel rione Savorito grazie all’alleanza con gli Imparato. I D’Alessandro, godendo di un’alleanza creata in passato con i Di Martino di Gragnano, riescono a coltivare, e vendere, la marijuana che viene prodotta nei Monti Lattari. Il potere della cosca di Scanzano, infatti, si estende anche fuori dalla città stabiese.

I Cesarano: tra arresti eccellenti e nuove leve

Nel Comune di Castellammare è presente anche il clan Cesarano, ridimensionato da inchieste e da arresti eccellenti, ma ancora fortemente radicato nel territorio e in grado di gestire le attività illecite sia nella parte periferica di Castellammare, al confine con Pompei. Nel mese di dicembre è stato tratto in arresto il reggente del clan, unitamente ad altri affiliati di rilievo ed a membri del sodalizio salernitano Ridosso – Loreto. La DIA, infatti, ha analizzato anche lo stato di salute di questo clan dell’area Nord stabiese che ha dovuto subire numerosi colpi da parte dello Stato.

Il clan in questione è stato in grado di creare anche importanti alleanze nel comprensorio napoletano: storica è la collaborazione con i Tamarisco che operano particolarmente nel Comune di Torre Annunziata. In modo particolare, i Cesarano stanno vivendo uno dei periodi più difficili di sempre: dopo l’arresto de “o’ profeta”, Luigi Di Martino, nel mese di dicembre, la forza del clan si è ridotta. Negli ultimi giorni sono stati fermati, con l’accusa di estorsione, altri due affiliati, tra cui Vincenzo D’Apice, esponente di spicco del sodalizio che si trovava in libertà per un permesso premio. L’attività del clan attivo a Ponte Persica si concentra particolarmente nell’area stabiese e pompeiana e si dedica allo spaccio di sostanze stupefacenti. Nelle ultime settimane, comunque, si registrano anche delle stese pericolose proprio nel regno dei Cesarano.

La DIA: “Età degli affiliati più bassa e gang più pericolose”

Da quello che emerge nella relazione del secondo semestre del 2016 della DIA, la “camorra 2.0” presenta delle nuove caratteristiche. In confronto al passato, l’età media degli affiliati è sicuramente ridotta: sempre più giovanissimi si avvicinano al mondo criminale entrando fin da subito negli “eserciti” dei clan. Vista l’incapacità di un gruppo criminale di mantenere il controllo nel territorio, diverse gang tentano la gloria personale rappresentando un pericolo per la pubblica sicurezza. Questo è dovuto anche alle continue scissioni interne che si sono avute in diversi clan del napoletano che hanno destabilizzato diverse organizzazioni.

Terzo punto da non sottovalutare è la volontà di ogni cosca di estendere i propri domini: per questo motivo gli affari illeciti sono diretti particolarmente al Nord Italia. I clan dell’area napoletana, e stabiese, stanno tentando di incunearsi nei diversi settori dell’economia italiana.

Gennaro Esposito

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