Si è svolta a Scafati, domenica 3 settembre 2017 una manifestazione che, promossa dal cittadino Arcangelo Sicignano, era indirizzata a sensibilizzare la cittadinanza sulla problematica dell’inquinamento del fiume Sarno e dei danni alla salute che derivano da questo scempio ambientale.
Il concentramento è avvenuto alle ore 11 presso piazza Vittorio Veneto, di lì oltre 5mila cittadini hanno sfilato per le strade della città, giungendo fino alla rotonda di via Lepanto al confine con Pompei.
La mobilitazione cittadina è stata spunto per organizzare un convegno sul tema dell’inquinamento del fiume, le associazioni Sarno Lab ed Aleteia hanno così programmato un incontro monotematico sulla spinosa questione dell’ inquinamento fluviale del Sarno.
Il convegno si è svolto venerdì 7 settembre presso la biblioteca comunale di Scafati “Francesco Morlicchio”, moderato dal giornalista Salvatore di Napoli, ed ha visto la partecipazione di diversi cittadini, interessati al tema.
Tra gli interventi Giuseppe Foscari, docente di storia moderna presso l’Ateneo di Fisciano ha tracciato un quadro storico per dirimere il nodo “bene pubblico-bene privato”, concludendo che nell’era dei droni bisogna garantire uno sviluppo ecosostenibile.
Dello stesso avviso Massimiliano Bencardino, docente di organizzazione e pianificazione territoriale presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Salerno, che ha incentrato l’intervento su due punti (sviluppo e territorio), sostenendo la tesi che in territori a sviluppo ipertrofico come l’Agro Nocerino-Sarnese non è più sufficiente guardare al piano regolatore e che bisogna prendere ad esempio realtà come Ottaviano, con piani a crescita zero.
Carmine Ferrara dell’associazione “Amici del Sarno” ha visto il bicchiere mezzo pieno, affermando che il fiume ha avuto un lieve miglioramento: “Questo però è dovuto alla crisi economica che ha colpito le aziende, riducendo il carico inquinante. Bisognerebbe prendere a modello la Rhur, si è trasformata da inferno siderurgico a paradiso. A Lavorate di Sarno è partito un progetto-pilota per incidere sulla situazione inquinante del fiume Sarno”.
Roberto Cigliano, ingegnere esperto in disinquinamento ha escluso la possibilità di depurare il corso del fiume, affermando che nessuno dei depuratori che intervengono lungo il Sarno incidono sulla qualità delle acque del fiume: “Questi infatti svolgono un ruolo di depurazione dell’area limitrofa. I problemi del fiume sono, oltre ai reflui industriali (provenienti dal polo conserviero stagionale e dal polo conciario) i reflui domestici.
L’intervento di disinquinamento può avvenire mediante processo chimico-fisico o mediante processo biologico, così come i fanghi possono essere depurati. In tal modo il Sarno diventerebbe opportunità da problema”.
L’incontro è stato concluso dagli interventi di Aurelio Nasto, (primario di chirurgia presso il polo oncologico di Pagani, sui danni causati alla salute dall’inquinamento del Sarno) e da Giancarlo Russo della Dda di Salerno.
L’incontro, come specificato dal moderatore, non è stato esaustivo ed è solo il primo appuntamento di una serie di incontri che tratteranno la tematica del Sarno, con la speranza che il fiume da fogna a cielo aperto possa divenire risorsa per tutto l’Agro Nocerino-Sarnese.
Giuseppe Raviotta