Maurizio De Giovanni a Scafati, presentato “Rondini d’Inverno”

“Rondini d’Inverno è il decimo libro che vede protagonista il commissario Ricciardi e chiude la trilogia delle canzoni”, ma non segna l’epilogo delle vicende che riguardano il commissario

de giovanni a scafati rondini d'inverno“Si definisce uno scrittore di storie, ma è un lettore prima di essere uno scrittore, un vorace divoratore di libri di ogni genere (dalla saggistica alla narrativa fino alla fantascienza), che ha iniziato fin da bambino a scoprire il fantastico mondo dei testi”.

Questa è la definizione che la Dottoressa Maria Benevento, direttrice della biblioteca “Francesco Morlicchio” di Scafati ha dato dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni (divenuto celebre per il racconto ambientato nella Napoli degli anni trenta intitolato “I vivi e i morti” con protagonista il commissario Ricciardi) durante la presentazione della sua ultima opera, “Rondini d’Inverno”.

L’atteso romanzo è stato caldamente accolto dai bibliofili scafatesi, che si sono radunati in gran numero presso l’aula consiliare di Scafati per assistere alla presentazione delle nuove avventure del commissario Ricciardi.

Alla presentazione, che si è svolta mercoledì 18 ottobre, ha presenziato il maestro di musica e canzoni Espedito de Marino, che è intervenuto proponendo opere musicali ed intervallando la lettura di passi scelti del volume di De Giovanni a cura dell’attrice teatrale Brunella Caputo.

“Rondini d’Inverno è il decimo libro che vede protagonista il commissario Ricciardi e chiude la trilogia delle canzoni”, ma non segna l’epilogo delle vicende che riguardano il commissario, a cui l’autore intende dedicare almeno altri due libri per rispettare l’evoluzione stilistica della sinossi fino ad ora immaginata.

L’autore, che  nel 2013 ha pubblicato il romanzo I bastardi di Pizzofalcone (da cui è stata tratta l’omonima fiction), nel proprio intervento ha precisato la scelta stilistica di dare una fine alla storia di Ricciardi, un personaggio che non vive staticamente ma che ha un evoluzione nell’anno e mezzo di ciclo narrativo fino ad ora trattato. L’universo delineato fittiziamente intorno ai personaggi è soggetto a mutazioni che vanno oltre il racconto, acquisendo la loro autonomia.

Focalizzata temporalmente nei freddi giorni natalizi del 1932, la storia è incentrata su un omicidio avvenuto sul palco. Un proiettile vero in una pistola che, per motivi scenici, doveva essere caricata a salve. Ricciardi dovrà fare i conti con la sua impenetrabilità, coltivata per tutta la vita, e l’inseguimento del fantasma della felicità.

Nel parlare del titolo, Maurizio de Giovanni cita infine Libero Bovio, compositore della “canzone napoletana” che sosteneva l’idea secondo cui ogni canzone deve avere una trama. “La canzone napoletana è bella perché è varia. Fa commuovere, fa ridere, denuncia. Ha uno spettro di sentimenti così vasto che mi era impossibile non considerarla per un romanzo”. Nello scegliere il titolo di questo libro si è ispirato ad un testo profondamente triste, ma che è, ad avviso di chi scrive, paragonabile alla “Scommessa di Pascal”. Si può scegliere volontariamente di perdere aprioristicamente? Così come, si può accettare di chiudere il proprio cuore negando l’evidenza?

Giuseppe Raviotta

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