Ma ragionando sui fatti viene naturale chiedersi se è proprio la natura a essere «perfida» e non l’uomo a essere stupido, spesso; criminale, frequentemente; incapace di comprendere, sempre, quanto il danno che fa al territorio con le sue criminali dissennatezze gli si rivolti contro? Ancora a «fiamme alte» e canadair in azione lungo i crinali del Faito, su entrambi i versanti dei monti Lattari, sulle balze del Vesuvio, da questo giornale, nell’agosto passato, si levarono voci allarmate sui pericoli che avrebbe corso l’intero territorio allorché iniziava la stagione delle piogge.
Cassandre inascoltate, fummo. Peggio. Qualcuno gridò al facile catastrofismo dei giornali. E, tutto, secondo costoro, per un misero click in più sulla notizia. Eccola, la stagione delle piogge. È arrivata. E le lave di fango e pietrisco scendono a valle senza freni. Distruggono e sommergono auto e strade, penetrano nei sottoscala, riempiono le cantine. Le radici dei pini secolari del Vesuvio e del Faito, uccise dal fuoco umano, non fanno rete attorno al terreno. La cenere dei alberi bruciati diventa melma con l’acqua. Gli stessi fusti abbruciati crollano, non più sostenuti da terra e radici.
E, allora son frane. Piccole, grosse, medie. Tutte distruttive, però. Strade impercorribili, sottopassi allagati, linee ferroviarie che si bloccano, alberi che cadono. Disastro. Boscotrecase, Trecase, Terzigno, Gragnano, Vico Equense, Castellammare, Rovigliano, le gallerie. Acqua. Acqua e pietre. Acqua e fango. E a nord del Vesuvio non va certo meglio. Dalla “panoramica di Boscotrecase – Boscoreale, un fiume infido di acqua e pietre è sceso a valle, sulla statale. Le fogne non ci sono. O non tengono. O non sono state ripulite. Le caditoie sono otturate. Le vasche di raccolta, i lagni, da mesi, forse anni, non vengono liberate dal terriccio accumulato in precedenza. Non c’è manutenzione.
Si vive alla giornata. Si vive? Mah! Persino gli ospedali, che dovrebbero essere quanto di più sicuro teniamo, perché chi là si trova per ragioni di salute è certamente impossibilitato a difendersi, si allagano. Non parliamo delle scuole che spesso sono ospitate in edifici vecchi, fatiscenti. Con problemi di adeguamento. Quelle, le scuole, sono le prime a subire le conseguenze di calamità naturali. Chi doveva provvedere? Chi non ha capito i pericoli? Chi, con inetta stupidità ha lasciato correre il tempo senza provvedere? Politici, tecnici, esperti? Non lo hanno fatto.
Non interessa il colore politico: non hanno provveduto, in tre mesi, a stilare un solo piano di interventi. Un progetto di messa in sicurezza. Un intero territorio è sotto scacco della pioggia da quasi ventiquattr’ore. Per domani, è previsto, dicono, un rallentamento del maltempo. Ma se poche ore fanno questi danni, che succederà allorché le giornate di pioggia saranno tante? Una appresso all’altra? Non ci sono risposte alle domande. Noi, non le abbiamo. Spetta ai tecnici e agli esperti, ai competenti, darle. O ai fatti. Con l’auspicio che non siano terribili, le risposte, per questo territorio da anni reso fragile dagli abusi e dagli usi distorti. E intanto piove. E tuona. «Governo ladro»!
Carlo Avvisati
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