A Castellammare la presentazione de “Stabiae la città sepolta”

In questo lungo viaggio, inoltre, si contribuirà a ricostruire i lineamenti di una città ancora viva sotto i nostri piedi, sopravvissuta all’assedio di Silla dell’89 a.C.

Giovedì 21 dicembre 2017 alle ore 18 nella sala convegni di Unimpresa (sezione di Castellammare di Stabia), sita in via Annunziatella 23 (nei pressi dell’Istituto Alberghiero) si terrà la presentato del volume “Stabiae la città sepolta” edito da “Edizioni Buonaiuto”.

Insieme agli autori interverranno le docenti Angela Cambri e Valeria Longobardi del Liceo Classico di Castellammare di Stabia Plinio Seniore. A pochi chilometri da Pompei ed Ercolano, nel comune di Castellammare di Stabia, sorge l’antico sito archeologico di Stabiae. Nota in tutto il mondo per le sue favolose ville d’otium, costruite lungo il pianoro di Varano in epoca romana e luogo privilegiato per le elitès imperiali, Stabiae è custode di storie affascinanti, tutte ancora da svelare.




Quelle legate ai suoi splendidi monumenti pubblici e all’impianto urbano, di cui resta la preziosa e solida traccia costituita dalla pianta accurata realizzata da Karl Weber alla metà del ‘700. Ma anche le mura, rintracciate grazie a studi approfonditi lungo il pianoro di Varano e riutilizzate dopo la guerra sociale dai complessi residenziali delle ville, le strade basolate inquadrate nello schema di cardi e decumani, le botteghe, le aree di culto pubbliche, e persino due templi extraurbani (quello dedicato al culto di Diana a Pozzano e quello, ancora più antico, di Atena in località Privati).

In questo lungo viaggio, inoltre, si contribuirà a ricostruire i lineamenti di una città ancora viva sotto i nostri piedi, sopravvissuta all’assedio di Silla dell’89 a.C. e prosperata per tutto il secolo successivo, raggiungendo l’apice intorno alla metà del I sec. d.C. Fase in cui Stabiae, sotto l’egida dell’imperatore Claudio, diventerà l’epicentro di importanti interessi imperiali.




“Questo libro è nato da un lavoro di squadra, frutto di conoscenze archeologiche e tecniche, svolto in perfetta sintonia. Abbiamo tentato un’impresa ardua, rileggere cioè l’antico sito di Stabiae in una prospettiva che fosse lontana da quella tradizionale. Per fare questo abbiamo riavvolto il nastro degli eventi, partendo dalle tante testimonianze a nostra disposizione, le fonti letterarie e le planimetrie redatte in epoca borbonica. Il risultato è stato a dir poco sorprendente.

Basti pensare che in molti punti della città moderna abbiamo identificato tratti delle mura antiche, ma anche edifici pubblici dimenticati e soprattutto un intricato sistema difensivo messo a punto in una fase precedente a quella romana. In parole diverse, storie affascinanti che abbiamo raccontato, nella speranza che Stabiae riviva una nuova, entusiasmante, stagione di scavo come quella avviata negli anni ’50 da Libero D’Orsi”.




Angelo Mascolo è nato a Castellammare di Stabia nel 1987. Si è laureato in Archeologia e Storia Romana all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. Collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Nel 2016 un suo romanzo, ambientato nella città di Castellammare e pubblicato nel 2017 dalla casa editrice Homo Scrivens, si è classificato secondo al Premio letterario nazionale “La Giara” indetto dalla Rai.

Massimo Santaniello è nato a Torre Annunziata nel 1963, vive e lavora come geometra libero professionista a Castellammare di Stabia. Nutre una forte passione per la storia degli antichi Romani, in particolare quella riferita al sito archeologico di Stabiae, sfociata nella pubblicazione del libro “Stabiae, città lagunare dell’antica Roma”(2015).




Stefano Santaniello è nato a Castellammare di Stabia nel 1989. Ha conseguito la laurea in ingegneria civile nel 2017. Appassionato alla storia antica di Stabiae, ha collaborato alla stesura del volume “Stabiae: città lagunare dell’antica Roma”. Oltre alla collaborazione scientifica, per questo libro ha anche curato la ricostruzione grafica e planimetrica dei principali edifici presenti sul piano di Varano in epoca romana.



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