L’uomo era sfuggito al blitz del 20 novembre contro i Lo Russo che portò all’ arresto di 43 persone. I militari dell’Arma di stanza al Vomero lo avevano tratto in arresto dopo averlo individuato in Spagna, bloccandolo al porto di Civitavecchia il 29 dicembre appena sbarcato da un traghetto proveniente da Barcellona. Un altro segnale del declino degli ex ras Lo Russo, alias “i Capitoni di Miano”, oggi collaboratori di giustizia. Queste le dichiarazioni rilasciate tempo addietro dal pentito Mario Lo Russo ai giudici poco tempo prima dell’attentato incendiario che distrusse le autovetture della moglie e della figlia parcheggiate in via Janfolla a Miano : “Nella mia famiglia – aveva precisato l’ex boss – esisteva una vera e propria scala gerarchica.
Io, pur venendo dopo i miei fratelli, ero considerato uno dei capi del clan per carisma e perché facente parte del gruppo di fuoco. Da killer ho commesso diversi omicidi di camorra: ero temuto e rispettato dagli affiliati che rigavano dritto con la mia famiglia. Con noi chi sbagliava pagava caro”. Oggi alcuni fedelissimi dei Capitoni di Miano potrebbero tentare in autonomia di ricostruire il clan forse avvalendosi di collaborazioni offerte da altri gruppi criminali partenopei. Della serie : clan dei Lo Russo annientato o attivo sotto la cenere? Un dilemma che ad oggi impegna gli inquirenti preoccupati per la possibile ripresa delle ostilità negli ambienti malavitosi a nord di Napoli.
Alfonso Maria Liguori