Dopo l’assoluzione per le assunzioni pilotate in Sint, arriva la condanna in primo grado in un nuovo processo per l’ex sindaco di Castellammare Luigi Bobbio. Il magistrato era accusato di corruzione. Secondo l’accusa, per saldare un debito con Equitalia, il suo amico Felice Marinelli, pagò ben 8 mila euro. Quei soldi provenivano dal Comune di Castellammare considerato che il commercialista era un esperto di partecipata ed era a servizio dell’Ente stabiese guadagnando 40mila euro l’anno. Di conseguenza, l’accusa della Procura di Torre Annunziata è stata quella di corruzione che ha portato poi alla condanna.
Infatti, Bobbio, per i giudici del Tribunale, avrebbe assunto il commercialista così da sdebitarsi ed evitare di indebitarsi ulteriormente. La pena (sospesa) che gli è stata attribuita è molto ridotta rispetto alle richieste del pm (tre anni di reclusione). In sua compagnia è stato anche condannato Felice Marinelli (6 mesi con pena sospesa). Per l’ex sindaco è arrivata anche l’interdizione dai pubblici uffici. Si chiude quindi il primo filone del processo contro Bobbio che in un post su Facebook promette il ricorso in appello.
Lo sfogo del magistrato
Non le manda a dire l’ex sindaco di Castellammare, Luigi Bobbio, che ieri sera si è sfogato su Facebook. “Una condanna a un anno e quattro mesi, a fronte di una richiesta del pm di tre anni e sei mesi, senza generiche, è la classica mezza misura di coloro che ti “devono” condannare ma senza crederci. Non abbasserò mai lo sguardo nè il capo perché so quanto la condanna sia ingiusta e infondata e conosco ovviamente la mia innocenza. La sentenza, come la precedente, verrà giustiziata in appello. Ma profonda e lacerante è l’amarezza, il senso di ingiustizia di un cittadino italiano che ormai deve arrendersi di fronte all’evidenza che per lui i processi, la Giustizia, saltano il primo grado e cominciano in appello”.
Il magistrato continua con un attacco alla città: “Maledico il giorno in cui decisi di essere sindaco di una città malvagia e malata, soggetta per di più allo sguardo occhiuto o compiacente, secondo i casi, di un ufficio giudiziario che, oggi posso dirlo, non stimo. Malgrado ciò, però, ho la tranquillità e la serenità di poter comunque dire che non odio ne’ avverso alcuno, ne’ persona fisica ne’ ufficio. Attendo il momento della Giustizia nella consapevolezza che anche questa dolorosa esperienza sta contribuendo a fare di me un magistrato migliore. Certamente meno peggio di troppi altri. Ah, comunque, chi lo temeva non si preoccupasse: non avevo alcuna intenzione di ricandidarmi come sindaco”.