Scafati, estorsioni e videopoker: assolti il boss Matrone e suo figlio

La sentenza assolutoria è stata pronunciata nei confronti dei Matrone, che avevano optato per il rito abbreviato, ieri mattina nel Tribunale di Salerno

Nessuna condanna a seguito della vicenda giudiziaria che aveva visto coinvolti il super boss di Scafati Franchino Matrone, alias “a Belva” e suo figlio Antonio, alias “Michele”, per reati legati allo spaccio di stupefacenti, alle estorsioni e al videopoker. Difesi dai legali Armando Vastola e Giuseppe Della Monica i due pezzi da 90 della mala vesuviana sono stati infatti assolti dai giudici per non aver commesso il fatto. Restano invece coinvolti nel procedimento altri 17 imputati in attesa di giudizio.




La sentenza assolutoria è stata pronunciata nei confronti dei Matrone, che avevano optato per il rito abbreviato, ieri mattina nel Tribunale di Salerno. Una vittoria importante quella ottenuta dai 2 ras che erano accusati nello specifico di spaccio, usura, estorsione, imposizione delle macchinette videopoker tra i comuni di Scafati e San Marzano sul Sarno. Per gli altri 17 individui coinvolti nel procedimento penale si attendono le decisioni dei magistrati. Francesco Matrone , “a Belva”, è stato per anni uomo di fiducia degli ex padrini della Nuova Famiglia Pasquale Galasso e Carmine Alfieri.

Inserito nella lista dei più ricercati d’Italia Matrone venne arrestato nell’agosto del 2012 con due ergastoli sulle spalle per un duplice omicidio. Francesco Matrone rappresenta nello scacchiere criminale campano senza ombra di dubbio un ex membro apicale della Nuova Famiglia, capo e killer di estrema precisione, abituato a comandare senza deleghe all’interno del clan. Matrone sarebbe indicato dagli inquirenti anche come ottimo manager, in grado di investire il provento delle attività illecite in pub, bar e ristoranti sparsi ovunque nel Paese.




E’ impensabile che camorristi dello spessore di Francesco Matrone non abbiano goduto di appoggi eccellenti nel mondo politico, delle migliori caste di professionisti campani e soprattutto dell’incondizionato appoggio “popolare”, ovvero di quel mare di emarginati che soprattutto nei boss “mai pentiti” continua erroneamente a vedere figure epiche quasi da emulare, sempre pronte, a differenza dello Stato, a soccorrere i propri fedelissimi in difficoltà esistenziali.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.