Emergenza sicurezza a Poggiomarino: ormai furti, scippi e rapine si susseguirebbero a ritmo impressionante all’interno della comunità vesuviana. L’ultimo episodio risalirebbe a lunedì scorso quando alcuni balordi hanno tentato di scippare la borsa ad un’anziana signora in pieno centro. Tempo addietro stessa sorte sarebbe toccata all’assessore alle politiche sociali del Comune di Poggiomarino. Per non parlare di alcuni atti intimidatori messi a segno sul territorio nei confronti di attività imprenditoriali. Un fenomeno preoccupante che preoccuperebbe notevolmente i residenti: le forze dell’ordine fanno quello che possono per monitorare i luoghi al fine di reprimere sul nascere e prevenire episodi criminali.
Purtroppo la particolare struttura di Poggiomarino, costituita anche da frazioni isolate, complica notevolmente il lavoro delle uniformi di Stato. Abbiamo ascoltato alcuni anziani in paese e le dichiarazioni sono state sorprendenti: “ Si stava meglio quando credevamo di stare peggio. – hanno commentato- Quando a comandare criminalmente parlando a Poggiomarino era Pasquale Galasso insieme ai fratelli dormivamo con le porte aperte senza avere alcun timore di girare per strada. Ad essere colpiti erano solo personaggi legati al malaffare: oggi tutto è cambiato e siamo diventati terra di nessuno”. Parole forti che inducono ad attenta riflessione: dichiarazioni molto simili a quelle da noi raccolte in altre zone del vesuviano e di Napoli come per esempio a Forcella, dopo persino alcuni vecchi commercianti rimpiangevano i tempi del boss Luigi Giuliano, alias “o ‘re”, capostipite dell’omonimo clan e figura apicale per anni del sistema partenopeo.
Quando parliamo dell’ex padrino Pasquale Galasso ( collaboratore di giustizia dal 1992) tocchiamo i vertici della camorra: tra i capi della Nuova Famiglia, braccio destro di Carmine Alfieri, corruttore di politici nazionali e alte cariche dello Stato, in stretti rapporti con la massoneria e (secondo alcuni pentiti) con i serviziInteressi stratosferici in attività pseudo legali sparse ovunque sul territorio nazionale e all’estero, proventi delle attività illecite secondi solo a quelli di Cosa Nostra, rapporti diretti con Totò Riina negli anni in cui il padrino corleonese rappresentava il deus ex machina della mafia nel mondo. Parliamo di un volume di affari valutato all’epoca dell’arresto del boss di 1500 miliardi di lire distribuito in società immobiliari, finanziarie e turistiche. Anche sul suicidio del fratello Martino l’opinione pubblica nutrirebbe molti dubbi: giovane di bell’aspetto e di forte personalità difficilmente Martino Galasso, a giudicare dai commenti raccolti tra la gente che lo conosceva sin da ragazzo, si sarebbe lasciato andare ad un gesto così estremo che non si sposerebbe con la forte personalità di cui godeva.
Alfonso Maria Liguori