“Nun c’è bisogno ‘a zingara p’andivinà” – dice la canzone – come andrà a finire tra Salvini e Di Maio. I tempi stringono ed una soluzione va trovata per il varo del nuovo governo. Sia Salvini che Di Maio devono scegliere cosa vorranno fare da “grandi”. Adesso però c’è in gioco il governo del Paese e traccheggiare ancora o, peggio, andare alle elezioni per loro significherebbe una sconfitta più che politica, personale.
Mattarella, dopo aver atteso le mosse dei due “litiganti”, con santa pazienza, ha conferito un nuovo mandato al presidente della Camera, Roberto Fico. Visto il fallimento della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, forzista doc, l’inquilino del Colle ha dato indicazioni più stringenti: lavorare su un’intesa 5Stelle-Pd. E’ vero che i dem ripetono il mantra che loro, avendo perso le elezioni, stanno all’opposizione (ovviamente costruttiva). Ma come dire di “no” al capo dello Stato? Nella politica contrattualistica o dei “due forni” di Gigino Di Maio la soluzione di un esecutivo grillino-dem c’è sempre stata. Il capo però, ovviamente, vuole essere lui. Tutto cambierebbe se Matteo Salvini si decidesse, una buona volta, a lasciar perdere l’ex Cav. Il presidente del Carroccio però non lo farà. E’ prudente. Punta più ad un assorbimento lento di pezzi di Fi che non ad una guerra guerreggiata in cui il vecchio Silvio s’inventerebbe di tutto e di più per danneggiarlo.
Le carte Fico ne ha poche in mano per formare un governo. Sul fronte Pd, Renzi in testa, l’idea di andare a braccetto con i grillini è ritenuta balzana. Sì, loro hanno sempre sostenuto che avrebbero rispettato le indicazioni del capo dello Stato. Nell’attuale situazione però sarebbe dare una mano a chi li vuole morti. Eppoi ci sono i risultati delle elezioni nel Molise che riaprono le ferite del 4 marzo. Il Partito democratico è al 9,03% che significa aver perso quasi la metà dei consensi rispetto alle politiche. No, niente da fare, nessuna possibilità d’intesa. A Roberto Fico non resterà che ritornare da Mattarella e riferire il nulla di fatto. E, di nuovo, la palla passerà al presidente della Repubblica che non potrà far altro che individuare un governo tecnico alla Monti. Non ci sarà nemmeno bisogno d’esplicitare la mission del nuovo esecutivo: ordinaria amministrazione, riscrittura della legge elettorale e elezioni al più presto possibile. Una vera e propria sconfitta per Salvini e Di Maio che alle elezioni qualche problema l’avrebbero proprio per non essere riusciti a dare al Paese la svolta tanto declamata. Due forze anti vecchio sistema che non riescono ad uscire dai copioni della prima e seconda Repubblica.
Un colpo di teatro ci potrebbe ancora essere. Un’intesa “per il bene del Paese” tra Salvini e Di Maio su un “ibrido” presidente del Consiglio, che potrebbe andar bene ad entrambi i leader. Una squadra di governo, anch’essa “ibrida”, che includerebbe anche berlusconiani non di prima linea. Il nuovo governo dovrebbe avere precisi obiettivi, sintesi delle tante promesse elettorali fatte dal Carroccio e dai 5Stelle. Un esecutivo con un programma ben definito per evitare che il Paese, in una situazione non certo felice, ritorni alle elezioni. Certo, non è pensabile che un governo del genere possa reggere per tutta la legislatura, ma almeno per i prossimi due anni, questo sì.
Tutto lascia prevedere che i galli continueranno a beccarsi senza possibilità di qualche intesa. Mattarella, suo malgrado, alzerà la bandiera bianca stabilendo la data delle elezioni. E continuerà la campagna elettorale, in verità mai terminata. È sicuro che Giggino Di Maio e Matteo Salvini prenderanno gli stessi consensi del 4 marzo? Entrambi daranno la colpa all’avversario per come sono andate le cose. Insomma, la solita tarantella fatta di “parole, parole, parole”. Non è vero, come qualcuno ritiene, che l’elettorato continuerà ad abboccare agli ami populistici e semplicistici. I risultati sono importanti e in questo giro di cose concrete non se ne sono viste. Reddito di cittadinanza, sburocratizzazione, meno tasse, slogan che ritorneranno nella prossima campagna elettorale e troveranno l’elettore sempre più scettico e sempre più propenso a non votare. La Lega e i 5Stelle si stanno giocando una partita decisiva per loro, ma soprattutto per il Paese.
Elia Fiorillo