Italo, ma non troppo

L’ho ascoltato più volte quell’annuncio, tutto in perfetto italiano, senza alcuna inflessione. Una bella voce registrata che a un certo punto diceva qualcosa in inglese…

Non prendo spesso il treno, anzi non lo prendo praticamente mai. Ma nell’ultimo periodo mi è capitato di scegliere il trasporto su ferro per recarmi verso il Nord.

Ho scelto di restare chiuso in scatola il meno possibile e ho dato inizio alla ricerca da pc per un treno veloce, magari economico e comodo per le mie necessità. Detto, fatto e trovato.

Ho scelto di prendere Italo treno, per una semplice questione di prezzo. L’offerta mi piaceva, e via. Acquista biglietti e clicca “OK” ed ero prenotato. Tutto da pc con un bel doppio biglietto nel mio smartphone da mostrare al “controllore”.

Ma perché vi racconto tutto questo? Per tanti attivare questa procedura e viaggiare in treno è una consuetudine. Per me no, e proprio per questo motivo mi sono “goduto” il viaggio. A fronte dell’insofferenza, tutta personale, al viaggiare in treno, ho avuto modo, tra andata e ritorno di completare la lettura quasi di due libri che avevo già messo in conto di leggere e che mi ero portato dietro per ingannare le ore di viaggio.

Una sola cosa mi ha distratto dalla lettura: la voce del treno. Sì, la voce che mi ha accolto e che ad ogni fermata, poche per la verità, ha accolto tutti i passeggeri che di stazione in stazione diventavano miei compagni di viaggio. Cosa diceva? Mi dava il benvenuto sul treno e dopo avermi augurato un buon viaggio mi suggeriva, in caso non avessi il biglietto a rivolgermi al più presto al “train manager”. L’ho ascoltato più volte quell’annuncio, tutto in perfetto italiano, senza alcuna inflessione. Una bella voce registrata che a un certo punto diceva qualcosa in inglese… Poi ho capito: il controllore, il capotreno.

Ma l’annuncio non finiva così. La perfetta voce registrata ripeteva il tutto in perfetto, anche questo, inglese, ma arrivato al punto fatidico ripeteva “train manager”. E io che mi aspettavo, magari per una sorte di compensazione, di par condicio, dicesse la parola “cotrollore”, “capotreno”, almeno nell’annuncio in inglese… eppure eravamo su “Italo”.

Gennaro Cirillo

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