Scricchiola il muro di omertà del clan Gionta di Torre Annunziata

A parlare come un fiume in piena sarebbe un ex esponente di spicco del gruppo di fuoco dei “valentini”, Michele Palumbo

Scricchiola il muro di omertà che per anni ha reso invulnerabile il clan Gionta di Torre Annunziata. A parlare come un fiume in piena sarebbe un ex esponente di spicco del gruppo di fuoco dei “valentini”, Michele Palumbo, da tempo collaboratore di giustizia. L’uomo con le dichiarazioni rese ai giudici potrebbe inchiodare i vertici dell’organizzazione criminale fondata dal super boss mai pentito Valentino Gionta. Una posizione ben diversa da quella adottata dalla punta di diamante dei Gionta , ovvero dallo stragista Umberto Onda, alias “Umbertino”, condannato all’ergastolo per tre dei sei omicidi commessi tra il 1998 e il 2004 nel corso della sanguinosa guerra di mala contro il sodalizio criminale Limelli-Vangone.




Nonostante il fascicolo reciti “fine pena mai ” Umberto Onda non avrebbe minimamente intenzione di collaborare con la Giustizia restando secondo i magistrati, nonostante lo stato di detenzione a regime di carcere duro , elemento estremamente pericoloso del clan. In linea con l’atteggiamento adottato da Onda un altro esponente di spicco dei Gionta, Alfonso Agnello, alias “ Chio Chio”, detenuto nel carcere di Opera dove sta scontando una condanna a 17 anni di reclusione. Lo stesso ras Valentino Gionta non ha mai dato cenni di conversione ma starebbe scontando in omertoso silenzio la propria condanna all’ergastolo in regime di 41 bis presso il carcere di Novara. Tanti episodi hanno visto Valentino Gionta protagonista di guerre sanguinose con i clan rivali (in particolare con i Gallo) per il controllo degli affari illeciti sul territorio.




Il boss di Torre Annunziata è riuscito nel tempo a conquistare i vicoli della cittadina vesuviana entrando nella mente di una parte dei giovani che orbitano intorno al Santuario della Madonna della Neve situato nel cuore storico del paese. Un padrino della camorra in grado di tener testa a capi storici del crimine organizzato del calibro di Antonio Bardellino, Carmine Alfieri, Mario Fabbrocino e Pasquale Galasso rispondendo colpo su colpo ad agguati spesso di violenza inaudita (come la famosa strage del 1984 in cui persero la vita numerosi affiliati dei “valentini” su mandato di Bardellino e su esecuzione materiale degli uomini di Alfieri). Oggi le dichiarazioni di Michele Palumbo potrebbero provocare un terremoto in casa Gionta e forse mettere a rischio l’esistenza stessa dell’organizzazione criminale oplontina.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.