Conflitto Israele-Palestina, escalation militare

Intanto il processo di demolizione e di colonizzazione israeliano cresce a dismisura , evidenziando come il piano dell’occupazione mira ad usare ciò come una politica per contrastare qualsiasi movimento palestinese

La cronaca delle ultime ore ci parla di centinaia di razzi che partono dal territorio palestinese verso le zone israeliane di Ashkelon e Ashdod, fino a Beersheba, Beit Shemesh e Gedera, e di contro bombardamenti aerei da parte dell’esercito israeliano sulla striscia

 

di Gaza verso obiettivi di Hamas e della Jihad islamica (secondo fonte radio militare). Israele ha inviato verso il confine la 7/a brigata corazzata a cui potrebbero essere affidate “missioni offensive”. L’escalation della violenza ha, per ora, provocato 25 morti tra i cittadini palestinesi – tra cui una giovane donna incinta Falastin Abu Arar, di 37 anni, e la sua bimba, Saba Abu Arar, di 14 mesi – e 4 vittime israeliane.

Le reazioni internazionali

“Gli Usa condannano fermamente la raffica di attacchi lanciati da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese da Gaza su civili innocenti e le loro comunità in tutto Israele”. E’ quanto si legge in una nota del

portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Morgan Ortagus.

Il ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi “condanna con fermezza il lancio di razzi verso il territorio israeliano, ribadisce che Israele, al pari di ogni Stato, ha diritto all’autodifesa e rinnova, a nome dell’Italia, un forte appello affinché cessino le aggressioni e le violenze”: è quanto si legge in una nota della Farnesina. E il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, con un tweet ha espresso “solidarietà al primo ministro Benjamin Netanyahu e al popolo israeliano”.

Reazione della diplomazia di Ankara dopo che gli uffici dell’agenzia di stampa turca Anadolu sono stati colpiti da un raid aereo israeliano: “Condanniamo Israele – ha twittato il portavoce della presidenza della Turchia, Fahrettin Altun, per aver attaccato un edificio in cui ha sede l’Anadolu: chiediamo a tutti i governi che sostengono di difendere la libertà di stampa di unirsi a noi nella condanna del bombardamento”.

La scintilla che ha provocato l’escalation della violenza

La tensione tra le parti in conflitto è esplosa dopo che venerdì scorso due soldati israeliani sono stati feriti da un cecchino appostato sul confine della Striscia di Gaza. In questa zona continuano da oltre un

anno le manifestazioni dei cittadini dell’enclave palestinese per chiedere la fine del blocco totale imposto dallo stato ebraico e dall’Egitto che non permette alle merci di entrare né agli abitanti dell’enclave di uscire. A fine marzo era stato raggiunto un cessate il fuoco tra Hamas e Israele in cambio di un allentamento della pressione israeliana sulla Striscia: gli accordi prevedevano l’espansione delle zona di pesca al largo delle coste di Gaza, l’aumento delle importazioni e l’entrata dei fondi del Qatar. Israele però non ha mai implementato le riforme promesse e ha continuato a rimandare l’espansione della zona di pesca.

La colonizzazione dei territori da parte israeliana alla base delle motivazioni del conflitto

Mercoledì 1 maggio l’esercito di occupazione israeliano con otto bulldozzer ha effettuato un’incursione nella Striscia di Gaza assediata distruggendo terreni nell’area di Juhor ad-Dik, a est  di Gaza city. Fonti locali hanno riferito che l’operazione è stata accompagnata da pesanti raffiche di artiglieria e lanci di lacrimogeni contro gli agricoltori palestinesi che lavoravano nelle loro terre vicino al confine. E’ pratica quotidiana dell’esercito israeliano attaccare i contadini e i pescatori palestinesi nelle aree di confine, questo modus operandi si inserisce in una strategia di colonizzazione che oggi, come un secolo fa, va avanti senza sosta.

Le colonie ebraiche illegali a Gerusalemme est e nella Cisgiordania occupate sono state costruite su terre agricole e da pascolo palestinesi confiscate. L’ impatto immediato di queste azioni è stato lo

sradicamento di milioni di ulivi e di alberi da frutto, e la conseguente erosione del suolo in molte parti della Palestina occupata. Spesso anche coloni armati aggrediscono contadini palestinesi in tutta la Cisgiordania, con la protezione dell’esercito. Una delle loro principali missioni è sradicare gli alberi palestinesi e dare alle fiamme le coltivazioni, nel tentativo di obbligare i palestinesi ad andarsene, come primo passo prima di accaparrarsi la terra e costruire altre colonie illegali.

Il Centro di Gerusalemme per lo studio degli affari israeliani ha documentato 53 progetti coloniali messi in atto da Israele nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est, nel mese di aprile.

Il rapporto del centro, che è stato pubblicato giovedì, ha affermato che i progetti e le attività coloniali israeliane includono la confisca di terreni palestinesi, l’invio di avvisi di demolizione e l’effettiva distruzione di decine di edifici residenziali e commerciali, nonché

la costruzione di migliaia di unità abitative nelle colonie in Cisgiordania.

Secondo il rapporto, le misure israeliane hanno colpito anche le strutture di proprietà degli arabi-israeliani. Il direttore del centro, Imad Abu Awad, ha affermato che il processo di demolizione e di colonizzazione israeliano sta crescendo su una base praticamente mensile, il che suggerisce che il piano dell’occupazione mira ad usare ciò come una politica per contrastare qualsiasi movimento palestinese.

Sulla vicenda si è espressa in modo chiaro anche l’ONU che ha chiesto alle autorità israeliane di fermare immediatamente la distruzione delle proprietà di Gerusalemme Est appartenenti ai Palestinesi. In un documento, il Coordinatore Umanitario Jamie McGoldrick ha affermato: “Le demolizioni a Gerusalemme Est sono aumentate con un ritmo impressionante nell’ultimo mese, lasciando decine di Palestinesi sfollati mentre altri hanno perso i loro mezzi di sostentamento da un giorno all’altro. Tutto questo deve finire”.

E.I.

 

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