Il sindaco del rione Sanità, la famiglia contro le logiche di Gomorra

Prima De Filippo e oggi Martone hanno offerto una visione nuova della criminalità organizzata della Napoli periferica, una visione che si discosta largamente da quella data negli ultimi anni da “Gomorra”

Distribuito da Nexo Digital, è arrivato sul grande schermo il film evento di genere drammatico e gangster “Il sindaco del rione Sanità” di Mario Martone. La sua proiezione nelle sale italiane è stata stabilita solo per il 30 settembre, l’1 e il 2 ottobre.

Prodotto da Indigo Film, Rai Cinema e Malia Film, ha vinto il Premio Pasinetti e il Premio Leoncino d’oro durante la 76esima edizione del Festival di Venezia.

Un progetto ambizioso quello del regista Martone, il quale ha riproposto in chiave moderna l’omonima pièce teatrale del 1960 di Eduardo De Filippo, maestro e storico orgoglio napoletano.

La trama è incentrata sulla figura rispettata di don Antonio Barracano (Francesco Di Leva, 40 anni), meglio conosciuto come “Il Sindaco”, che gestisce la giustizia e i vari affari del rione secondo le sue leggi, dimostrando che in varie realtà napoletane spesso le persone diffidano dalle istituzioni e dalle autorità per appellarsi a sistemi paralleli allo Stato.

Ad incuriosirlo particolarmente è la faida tra un padre e un figlio, tanto da portarlo a ritrovarsi in situazioni pericolose pur di far riappacificare i due.

Una figura complessa quella del sindaco: non si può definire un boss spietato, ma un uomo temuto che, per farsi rispettare, si serve della malavita.

Barracano è il protettore degli ignoranti, chi non ha santi in paradiso si rivolge a lui. Li protegge perché sa che, in un mondo astuto ed infimo, l’essere ignoranti è un titolo di vendita per diventare vittime di soprusi.

Il protagonista dimostra un suo “modus vivendi” esaltando dei particolari valori: i veri uomini hanno l’umiltà di fare un passo indietro e di chiedere scusa e, soprattutto, evitano le vendette trasversali e gli ulteriori spargimenti di sangue durante “gli affari”. E’ un uomo astuto, fedele a determinati codici morali e si pone dei limiti per non mettere in pericolo gli affetti che lo circondano.

Per tale motivo, prima De Filippo e oggi Martone hanno offerto una visione nuova della criminalità organizzata della Napoli periferica, una visione che si discosta largamente da quella data negli ultimi anni da “Gomorra”.

Totalmente differente dal “Sindaco” è, ad esempio, il personaggio della fortunata serie Sky, Ciro Di Marzio, nominato “L’infame”, appunto per il suo essere spietato, incoerente e pronto a tutto per saziare la sua fame di potere, anche a sporcarsi le mani con il sangue della sua stessa moglie.

Stesso discorso anche per il Gennaro Savastano sempre di Gomorra, boss che, per la gestione degli “affari”, non esita a mettersi contro il padre tanto da decretarne addirittura l’uccidere. “Il Sindaco” no.  Don Antonio Barracano non manca mai di sottolineare il valore della famiglia che deve superare, comunque, ogni disguido di natura materiale ed economica.

Emanuela Francini

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