Sasà Mendoza, dal Vesuvio ai grattacieli di Manhattan

“E' stato bello incontrarsi nei Jazz Club con musicisti americani. A New York la musica jazz è seguita da tutti e soprattutto dai giovani"

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Dopo l’esperienza musicale dell’Avana di Cuba, è la volta dell’America. Sasà Mendoza, ormai noto portatore sano della tradizione musicale partenopea, si ritrova sotto i grattacieli di New York, nelle strade di Manhattan. La prima tappa è al Redeye nella 7th Avenue dove incontra i primi amici musicisti jazzisti americani.

Le notti di quei giorni sono trascorsi suonando nei Jazz Club nel cuore del famoso quartiere di Manhattan, il Greenwich Village che si contraddistingue per essere il fulcro di quei movimenti culturali, artistici e sociali che contribuiscono a modificare la cultura statunitense,  frequentato da musicisti e appassionati della musica Jazz.

Un’altra tappa fondamentale è stata una improvvisata “master class” tenuta nella sede più famosa al mondo di pianoforti americani, alla Steinway and Sons sulla 6th Avenue dove Sasà Mendoza suonando proprio un prestigioso Stanway, ha spiegato ad alcuni allievi presenti i principi fondamentali della improvvisazione jazzistica su brani del patrimonio partenopeo, partendo dalle melodie tipiche da Renato Carosone a Pino Daniele.

“E’ stato bello incontrarsi nei Jazz Club con musicisti americani. A New York la musica jazz è seguita da tutti e soprattutto dai giovani. Le istituzioni locali e tutti gli operatori musicali si adoperano per mantenere sempre viva il “Jazz”, loro tradizione musicale, dando la possibilità ai musicisti di suonare tutte le sere. Mi ricorda un po’ la Napoli di 10-15 anni fa, quando c’erano i Jazz Club, dove si suonava ma soprattutto si creava un collegamento tra i musicisti napoletani. I Club erano luoghi di incontro, di scambio e di relazioni che davano vita a collaborazioni e alla creazione di nuove sonorità e sperimentazioni. Ora questi luoghi sembrano spariti e la musica jazz vive uno stato di decadenza totale. E’ tutto finito. La buona musica è finita ed i musicisti sono completamente soli ed isolati, ognuno chiuso nel proprio mondo. Non si suona più… che tristezza”.

Da praticante Buddista italiano Sasà Mendoza non poteva fare a meno di passare per una visita al più famoso Centro Culturale Buddista al mondo nelle strade di New York.  Infine il “mini tour” si è concluso a Brodway nel locale jazz and blues “Cleopatra’s Needle” dove Sasà ha salutato tutti gli amici musicisti con una Jamsession eseguendo brani standard del repertorio jazzistico della musica americana.

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