Attivo anche in questi giorni di emergenza sanitaria il numero 1522 per le vittime di stalking e di violenza. Il numero è gratuito ed è attivo h24. Ogni donna può rivolgersi per denunciare, ottenere sostegno o chiedere semplicemente consiglio. Chi tra le vittime non si trova nelle condizioni di potersi mettere in contatto per via vocale con le operatrici specializzate, può chattarci direttamente tramite il sito ufficiale.

In queste ultime settimane di stop delle attività e di quarantena molte persone, fortunatamente non contagiate dal coronavirus (Covid-19) o non impegnate in lavori che in questo momento storico possono essere definiti eroici, stanno sfruttando la possibilità di restare nelle proprie abitazioni, adoperando il tempo libero per dare sfogo alle loro passioni e per godersi la presenza dei loro cari.



La casa, non è per tutti un luogo accogliente o rassicurante: per molte donne è la cella di galera in cui si resta vis a vis con il proprio carnefice. Non c’è fermo, decreto, quarantena, emergenza che tenga per sospendere gli aiuti delle vittime di violenza domestica. Molte donne possono essere ancora sottratte dal tragico destino che è toccato a Lorena Quaranta. Non è in corso soltanto un’emergenza sanitaria ma anche sociale.

Chi era Lorena Quaranta, donna strangolata dal fidanzato Antonio De Pace

Donne in servizio nell’ambito ospedaliero e sanitario non si ammalano o muoiono soltanto per coronavirus (Covid-19).Lorena Quaranta, classe ’93, prossima alla laurea in medicina presso l’Università di Messina, è stata uccisa tra la notte di lunedì e martedì dalla malattia più grave: la bestialità umana. Lei è stata strangolata dalle stesse mani che l’accarezzavano. Il suo fidanzato Antonio De Pace,  infermiere calabrese di 28 anni, è diventato il suo killer: a seguito di una lite furibonda, l’omicidio si è consumato nell’appartamento in via delle Mimose a Furci Siculo in cui convivevano, a venti minuti da Messina. Il motivo del folle gesto fornito nel primo interrogatorio? Lei gli avrebbe trasmesso il coronavirus. Ipotesi smentita dalle risultanze negative dei tamponi.

La loro era una coppia all’apparenza normale: sui loro profili Facebook si sprecano le foto e le dediche in cui sembravano affiatati. Si erano conosciuti lungo i corridoi del Policlinico in cui lei si stava specializzando, il loro intento era comune: crearsi una vita insieme e salvare altrettanto vite umane. Invece, lui la vita gliel’ha portata via. Lorena era pronta a battersi in prima linea per contrastare e contenere il decorso dell’imminente pandemia. Tra i suoi ultimi post compare una sua foto in servizio in ospedale con la didascalia: “Il mio posto”.



L’esigenza di curare gli altri nasce da un desiderio prima umano, poi professionale. Ma di umano l’uomo che le è stato accanto non ha proprio nulla, sembra l’epilogo de “La bella e bestia” al contrario: il suo amato da salvatore diventa assassino, non c’è nessun lieto fine. Il gip del Tribunale di Messina Eugenio Fiorentina ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di De Pace. Si augura che la giustizia faccia il suo corso, intanto, a Lorena verrà attribuita la laurea ad honoris causa e nella sua città di origine, Favara, verrà proclamato il lutto cittadino.

Accordo con la Ministra dell’Interno Lamorgese per l’accoglienza nei Centri Anti Violenza e nelle Case Rifugio

A seguito dell’interlocuzione con la Ministra per le Pari Opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha inviato una Circolare a tutte le Prefetture perché, a seguito delle difficoltà riscontrate in questa gravissima emergenza nell’accogliere delle donne vittime di violenza, possano essere individuati e resi disponibili ulteriori alloggi, con la garanzia della necessaria sicurezza sanitaria.

Nella Circolare del Ministro dell’interno si rimarca che le misure adottate dal Governo e i relativi obblighi sul rispetto del distanziamento sociale (isolamento dei malati, quarantena dei soggetti esposti, misure per i luoghi di lavoro, divieto di assembramento) per contenere la diffusione dell’epidemia da Covid-19, possono  ripercuotersi sull’operatività dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio,  strutture destinate a offrire accoglienza, tutela e sostegno alle donne vittime di violenza nei territori.



Per superare tali difficoltà, con la Circolare si invitano i Prefetti, con il coinvolgimento dei Sindaci e delle associazioni che operano sul territorio, ad individuare, o a confermare laddove già esistenti, nuove soluzioni alloggiative, anche temporanee, nelle quali offrire ospitalità alle donne vittime di violenza che per motivi sanitari non possono trovare accoglienza negli esistenti Centri Anti Violenza e nelle Case Rifugio.

Ciò è possibile in base all’articolo 6 del decreto legge 17 marzo 2020, che prevede la requisizione in uso, anche temporaneo, di strutture alberghiere o altri immobili idonei per ospitarvi le persone in sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario o in permanenza domiciliare, nei casi in cui le misure stesse non possono essere attuate presso il domicilio della persona interessata.

Pertanto, nel caso si trovino in situazione di difficoltà ad offrire accoglienza alle vittime, i Centri Anti violenza e le Case Rifugio  possono rivolgersi alle Prefetture per trovare adeguate soluzioni.

Il Dipartimento per le Pari Opportunità mette a disposizione risorse straordinarie per la copertura degli oneri.

 

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