Chissà se il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte si è realmente reso conto di quello che ha fatto. In un delicato momento in cui vive il Paese a causa del Coronavirus è giusto che lui faccia conferenze stampa a gogò per spiegare agli italiani, chiusi in casa, come va il flagello del Covid-19. Anche se c’è chi pensa che più del virus maledetto lui, il presidente Conte, pensa alla sua immagine. E, quindi, più appare in televisione e sui media meglio è per lui.



Però non è per niente legittimo che in quei delicati messaggi lui, il Primo ministro, scagli bordate a Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Può avere tutte le ragioni del mondo per avercela con il duo “destrosso” ad oltranza e pianta grane, ma non era quello né il momento, né il luogo per tirarli in ballo. Non solamente per motivi istituzionali, ma anche per motivi pratici. Non credo che Conte volesse fare pubblicità ai due, anzi voleva proprio l’incontrario. E, invece, Meloni e Salvini lo devono proprio ringraziare. È riuscito a farli apparire ripetutamente in tv per chiarire, difendersi, attaccare, ecc. Un vero regalo inaspettato per la Santa Pasqua.

Ma pensate un poco se i tanti vituperati presidenti del Consiglio della prima Repubblica avessero fatto una cosa simile. Sarebbe crollato il mondo. Sarebbero stati espulsi, all’unanimità, dalla vita politica del Paese. Ve l’immaginate Fanfani, Andreotti, Moro, Spadolini e via proseguendo se, da presidenti del Consiglio in carica, in un discorso istituzionale, avessero inzuppato il pane della polemica politica? La verità è che un fatto del genere era inimmaginabile per quei tempi. Periodo quello che spesso viene criticato da chi, con molta probabilità, pedissequamente vede la prima Repubblica come qualcosa da cancellare. E, invece, per certi versi, non è proprio così. Anzi, messi da parte certi fatti e misfatti, un approfondimento di quei tempi per chi vuol far politica è d’obbligo.



Non è che quelli della Prima Repubblica fossero stinchi di Santi, anzi. Ma allora c’era un codice non scritto da rispettare e guai a non attenersi, si rischiava l’impopolarità, il biasimo da destra, sinistra e centro. Insomma, non si poteva sgarrare.

Se il presidente Conte, ai tempi tanto contestati della prima Repubblica, si fosse permesso di fare quello che ha fatto in tv contro i suoi avversari, un attimo dopo non sarebbe stato più Primo ministro. Probabilmente oltre i partiti e i cittadini si sarebbe scatenato anche il Capo dello Stato. Non sappiamo se Mattarella abbia alzato il telefono ed abbia rimproverato il Primo ministro. Certo si sarà incavolato non poco e avrà forse pensato che prima di arrivare a Palazzo Chigi, ai presidenti nominati, sarebbe importante fare un piccolo corso di formazione sulle cose che si debbono fare nel ruolo di presidente del Consiglio e sulle altre cose, quelle che non vanno nemmeno immaginate.



Ma vi figurate un Moro, un Berlinguer, uno Spadolini, o qualsiasi altro esponente della prima Repubblica, che si rivolge agli italiani come capo di partito o nella sua veste istituzionale di presidente del Consiglio dei ministri eppoi, ad un certo punto, fa un inciso per colpire uno dei suoi avversari? No, non ce lo figuriamo proprio. Eppure, Conte non si è posto minimamente il problema del suo ruolo istituzionale, del fatto che stava parlando agli italiani di problemi serissimi; che nella storia della Repubblica il Coronavirus è uno dei più grandi flagelli che hanno colpito gli italiani. Tutto è passato in second’ordine. Prima di tutto la politica. Ma questi comportamenti possono definirsi politici? O non si avvicinano di più alla schizofrenia?

Si può essere un grande professore universitario, un importante imprenditore… ma non è automatico manifestarsi come un buon politico. Anzi, a volte, è peggio. Perché si ha la presunzione di conoscere tutto e tutti e, quindi, sentirsi ottimi politici. Il politico prima di tutto è un soggetto che deve essere attentissimo al prossimo, ai suoi bisogni, ai suoi problemi. Li deve saper leggere ma deve anche saper trovare risposte a certi problemi, a certi bisogni, sempre nell’interesse della collettività.



Una cosa è certa, non si diventa politici da un giorno ad un altro. Ed anche in questo caso la Prima Repubblica ci può aiutare. Allora la gavetta era importante: azione cattolica, boy scout per i cattolici, iniziative sociali varie per i comunisti. I politici non s’inventano dall’oggi al domani!

Elia Fiorillo

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