Un altro farmaco viene schierato nella lotta al Covid-19. Si tratta dell’enoxaparina, un anticoagulante in grado di attirare il virus, fuorviandolo, ed evitando così l’aggressione delle cellule dell’organismo umano.

La nuova sperimentazione autorizzata dall’AIFA, coordinata dal  Policlinico Sant’Orsola- Malpighi di Bologna, sarà effettuata su 300 pazienti in 14 centri individuati sul territorio italiano ai quali il farmaco verrà distribuiuto, a titolo gratuito, dall’Azienda Techdow Pharma, filiale italiana della Shenzen Hepalink Pharmaceutical Group.



Una lotta contro il tempo, quella portata avanti contro il COVID-19, nella quale si stanno mettendo in campo tutte le conoscenze sin’ora acquisite e i farmaci attualmente disponibili per poter fronteggiare una pandemia che purtroppo ha sconvolto il mondo intero portando con sé conseguenze devastanti.

Moltissimi gli studi svolti da scienziati e ricercatori di tutto il mondo che stanno tentando di mappare l’agente patogeno responsabile della pandemia in atto. La conoscenza del virus, delle sue modalità di trasmissione e della sua evoluzione saranno necessarie per poter arrivare ad un vaccino, per il quale, però, occorrerà, nella migliore delle ipotesi, almeno un anno.

Nel mentre non resta che cercare di adoperarsi per fronteggiare l’emergenza e le complicazioni che ne derivano. Gli studiosi hanno, ad oggi, accertato che il Covid-19 attacca l’organismo umano attraverso il recettore Ace2 presente nelle cellule del sistema respiratorio causando gravi insufficienze respiratorie, ma è in grado di originare conseguenze anche a livello vascolare, provocando trombosi ed embolia che danneggiano irreversibilmente anche altri organi vitali, cuore compreso.



Le complicanze trombotiche sono, infatti, annoverate fra le variabili, associate all’infezione da Covid, che possono condurre anche al decesso. L’uso di un anticoagulante quale l’enoxaparina si inserisce, pertanto, in questo quadro complesso della malattia. Si tratta di un tipo di eparina a basso peso molecolare già utilizzata nella cura e prevenzione delle tromboembolie venose e arteriose nei pazienti che sono stati sottoposti ad intervento chirurgico e allettati.

L’idea prende spunto dagli studi effettuati in Cina, sia in vitro che su pazienti, che hanno fornito risultati incoraggianti. Secondo quanto si è potuto constatare l’eparina ha una struttura similare a quella dell’eparan solfato, la molecola presente sulla superficie delle cellule del nostro organismo di cui si serve il virus per poter agganciare la cellula prima di entrarvi ed infettarla con le sue sostanze tossiche chiamate citochine. L’anticoagulante fuorvierebbe il virus che attaccherebbe la molecola dell’eparina lasciando sane le cellule umane. I test cinesi hanno dimostrato che l’inhixa è in grado di interferire con la “tempesta citochimica”, che caratterizza la fase iper-infiammatoria della malattia, la più insidiosa e rischiosa per il malato di Covid.

In Italia i pazienti sottoposti al trattamento, riceveranno enoxaparina biosimilare per via sottocutanea in mono -somministrazione giornaliera. Di questi circa 200 saranno trattati con dose di profilassi e un altro gruppo di 100 con dosi terapeutiche intermedie, calcolate in base alla massa corporea.



Lo studio multicentrico “INHIXACOVID19” sarà coordinato dal professor Luigi Viale, ordinario di Malattie Infettive dell’Università di Bologna e direttore dell’Unità Operativa Malattie Infettive del Policlinico Sant’Orsola Malpighi.

Una strada ancora lunga da percorrere, certamente, ma che si arricchisce di un’altra arma, un altro farmaco schierato nella dura lotta contro il coronavirus.

Ovviamente solo la sperimentazione potrà accertare la sicurezza e la validità dell’anticoagulante nel migliorare il decorso dell’infezione nei pazienti affetti da Covid-10.“ Un altro tassello del mostro armamentario terapeutico verso il Covid-19 entra nella fase di sperimentazione clinica, quanto mai necessaria per capirne al meglio il ruolo e l’applicabilità” dichiara Viale.

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