Grande fermento a Palazzo Chigi in vista della Fase2 che dovrebbe segnare l’avvio della riapertura di attività e industrie su tutto il territorio italiano.

Riunioni della task force, videoconferenze con i Governatori delle regioni ed il Comitato Scientifico, con tecnici ed esponenti della Salute e del Mise, discussioni e valutazioni sull’evolversi della situazione, ma anche molta cautela. Le Regioni spingono per un riavvio delle attività, le industrie scalpitano e in generale la necessità di rimettere in moto la macchina produttiva si fa sempre più pressante.




Tutti sembrano spingere in questo senso, ma occorrerà valutare con attenzione ed eventualmente scaglionare le aperture sia a livello regionale che a livello nazionale in quanto sarebbe improponibile e pericoloso uno scenario in cui tutti ripartono nello stesso giorno, con le stesse attività  e le stesse modalità.

In attesa della fatidica data del 4 maggio che segna la scadenza del decreto “quarantena” e l’avvio della Fase2 di ripartenza dal lockdown deciso dal Governo, si potrebbe puntare, con qualche giorno d’anticipo, sul ritorno a pieno regime del comparto automotive.

Dal 27 aprile potrebbe ripartire tutta la filiera, dall’industria alle officine all’indotto, che in questi mesi non si è mai completamente fermata grazie anche al protocollo del 9 aprile che dettava le misure di contenimento e di sicurezza da adottare per la tutela dei dipendenti, dall’uso delle mascherine, alla rilevazione della temperatura, al distanziamento, allo smart working per la formazione, evitando drasticamente assembramenti negli spogliatoi e mense.

Potrebbe poi essere la volta della filiera produttiva del tessile e dell’abbigliamento, un’industria di tipo stagionale, dove la produzione si muove di 6 mesi in 6 mesi e per la quale già in molti si sono attivati chiedendo alle autorità competenti la possibilità di riaprire prima della data prevista.




La situazione resta però complessa e ancora più difficile sembra poter armonizzare le direttive dettate a livello nazionale da Palazzo Chigi con quelle regionali, laddove alcune Regioni, vedi la Campania, hanno ritenuto di dover chiudere quando il governo permetteva delle aperture e viceversa.

Insomma la voglia di ripartire è tanta, ma le modalità sono ancora sul tavolo e vanno vagliate attentamente per evitare che si creino disuguaglianze e soprattutto per non vanificare i sacrifici cui sono stati sottoposti sin’ora i cittadini.

Nella giornata di ieri era prevista una nuova riunione della task force del governo guidata da Vittorio Colao che ha chiesto al Comitato Scientifico di illustrare i possibili scenari che potrebbero verificarsi in ordine alla tipologia di riapertura adottata. Prende sempre più piede, però, la convinzione della necessità di differenziare la ripartenza, prospettando cioè un riavvio nazionale, ma lasciando alle Regioni meno colpite dal contagio la possibilità di anticipare le date.




La strada è tutta in salita, molte le perplessità e i dubbi da dipanare e soprattutto ogni decisione dovrà tenere conto dell’andamento epidemiologico, di quanto accade anche in altri paesi europei che si stanno muovendo in questa direzione, dei rischi, della capacità del sistema sanitario, dalla disponibilità di dispositivi di sicurezza.

Alla fine, però, qualsiasi sarà la modalità attuata, la nostra vita tra lavoro, shopping, passeggiate, mare, sport e tempo libero, verrà segnata dalle file, dalle turnazioni e dalle attese. Probabilmente per molti mesi ancora lavoratori, soprattutto della Pubblica Amministrazione continueranno a lavorare con lo smart working per evitare che vengano presi nuovamente d’assalto i mezzi pubblici, utilizzati dai molti pendolari.

Nel frattempo a Palazzo Chigi si continua a lavorare, a ipotizzare e valutare e non nasconde neanche la possibilità di organizzare un tavolo che coinvolga sia le Istituzioni governative sia le associazioni di categoria per poter stilare direttive più consone e precise che tengano conto delle esigenze dei singoli settori, della tutela dei lavoratori e della necessità del paese di rimettersi finalmente in “moto”.

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