In una sentenza dell’11 novembre 2020 una Corte d’appello portoghese si è pronunciata contro l’Autorità sanitaria regionale delle Azzorre in relazione ad una sentenza del Tribunale di grado inferiore che dichiarava illegale la quarantena di quattro persone.

Una persona è risultata positiva al Covid, con un test PCR, mentre le altre tre persone erano considerate ad alto rischio di esposizione.

L’autorità sanitaria regionale quindi decideva che tutti e quattro andavano isolati perché ritenuti infettivi e dunque pericolosi per la salute.


La Corte d’appello del Tribunal da Relacao de Lisbona conferma quindi la decisione del Tribunale in primo grado, citando uno studio pubblicato dalla Oxford academic, citando inoltre lo studio pubblicato su The Lancet “Risultati falsi positivi COVID-19: problemi e costi nascosti”, scrivendo quindi quanto segue:

  • “Sulla base delle prove scientifiche attualmente disponibili questo test RT-PCR è di per sé incapace di determinare, oltre ogni ragionevole dubbio, che la positività in realtà corrisponda all’infezione da virus SARS-CoV-2…Se qualcuno viene testato dalla PCR come positivo quando viene utilizzata una soglia di 35 cicli o superiore, la probabilità che tale persona sia infetta è < 3% e la probabilità che detto risultato sia un falso positivo è del 97%…Visti i dubbi scientifici espressi dagli esperti, cioè coloro che svolgono un ruolo, circa l’affidabilità dei test PCR, la mancanza di informazioni sui parametri analitici dei test e la mancanza di una diagnosi medica sulla presenza di un’infezione o di un’infezione Rischio dimostrato, questo tribunale non può mai determinare se C fosse effettivamente un portatore del virus SARS-CoV-2 o se A, B e D fossero esposti ad un rischio elevato”.
sentenza dell'11 novembre 2020 una corte d'appello portoghese
Tribunal da Relacao de Lisbona

“Infatti – continua la Corte – i test RT-PCR (Polymerase Chain Reaction), test di biologia molecolare che rilevano l’RNA del virus, comunemente usato in Portogallo per testare ed enumerare il numero di infetti (dopo la raccolta nasofaringea), sono eseguite mediante amplificazione del campione, attraverso cicli ripetitivi. Il numero di cicli di tale amplificazione risulta maggiore o minore affidabilità di tali prove”.

Ancora, entrando nel dettaglio, a pag. 32 della sentenza, troviamo specificato (il Tribunale riporta parti dello studio, ndr.):

  • “Ad un ciclo di soglia (ct) di 25, rimane circa il 70% dei campioni positivi in ​​coltura cellulare (cioè sono stati infettati): in un ct del 30, il 20% dei campioni sono rimasti positivi; in un ct del 35, il 3% dei campioni è rimasto positivo; e in ct superiore a 35, nessun campione è rimasto positivo (infettivo) nella coltura cellulare (vedi diagramma). Ciò significa che se una persona ha un test PCR positivo a una soglia di cicli di 35 o più (come nel caso della maggior parte dei laboratori negli Stati Uniti e Europa), la probabilità che una persona venga infettata è inferiore al 3%. La probabilità che la persona riceva un falso positivo è del 97% o superiore”.

I giudici scrivono ancora: “Ciò che emerge da questi studi è semplice: l’eventuale affidabilità dei test PCR eseguiti dipendono, quindi, dalla soglia dei cicli di amplificazione che si comportano in modo tale che, fino ad un limite di 25 cicli, l’affidabilità del il test sarà di circa il 70%; se vengono eseguiti 30 cicli, il grado di affidabilità diminuisce al 20%; al raggiungimento di 35 cicli il grado di affidabilità sarà del 3%”.

Chiariscono poi: “Ora, nel caso di specie, si ignora il numero di cicli di amplificazione con cui vengono eseguiti i test PCR in Portogallo, comprese le Azzorre e Madeira, poiché non siamo riusciti a trovare alcuna raccomandazione o limite in questo senso”.

Sentenza dell'11 novembre 2020 della corte d'appello portoghese
Sentenza dell’11 novembre 2020 della corte d’appello portoghese

Il Tribunale di Lisbona ha anche scritto che l’Autorità sanitaria delle Azzorre ha violato l’articolo 6 della Dichiarazione universale su bioetica e diritti umani, perché non ha fornito la prova che il consenso informato richiesto da tale dichiarazione era stato ricevuto dalle persone sottoposte a test PCR.

Ma dice anche che una diagnosi medica è un atto medico e solo un medico è legalmente autorizzato ad averne responsabilità, inoltre che nessuno può essere dichiarato malato o pericoloso per la salute per decreto o per legge, nemmeno come conseguenza automatica e amministrativa del risultato di un esame di laboratorio, indipendentemente dalla tipologia.

Andrea Ippolito

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