Il nuovo decreto Covid approvato dal Consiglio dei ministri prevede nuove restrizioni per tutta l’Italia. Le nuove misure entreranno in vigore dal giorno in cui verranno pubblicate in Gazzetta Ufficiale, quasi sicuramente quindi da domani e saranno in vigore fino al 15 gennaio.

Stop spostamenti tra le regioni, zona arancione sabato 9 e domenica 10 gennaio con bar e ristoranti chiusi.

Stop quindi allo spostamento tra Regioni fino al 15 gennaio. Il provvedimento prevede anche l’inasprimento delle soglie per far scattare misure più restrittive, decretando nuove zone arancione o rosse.


Per quanto riguarda la scuola e il ritorno in presenza la decisione è stata molto più faticosa con un lungo scontro interno alla maggioranza: alla fine si è optato per la riapertura, fatto salvo scuole superiori e licei, per lo slittamento all’11 gennaio.

La decisione è arrivata dopo una lunga mediazione portata avanti dal premier Giuseppe Conte. Lo scontro era tra il Pd, favorevole al ritorno nelle classi dopo il 15 gennaio e il M5S e Iv fermamente contrari, pronti a confermare la data del 7.

Dopo una giornata di tensione tra governo e Regioni proprio sulla data del rientro in classe, il capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, propone di rinviare l’apertura almeno a partire dal 15 gennaio. Le ministre di Italia Viva non ci stanno così come la titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina. E nel mirino del M5S, ad un certo punto, finisce anche il ministro dei Trasporti Paola De Micheli. La riunione dura quasi tre ore: ha inizio poco prima delle 22. Era già praticamente pronto il decreto sulle restrizioni in vigore dal 7 al 15 gennaio, con il weekend intermedio in “arancione” e negli altri giorni una fascia “gialla rafforzata” con l’introduzione anche un Rt più rigido per la classificazione di rischio regionali.


La questione scuola, però, spacca ancora l’esecutivo e il Pd porta al tavolo dei ministri la linea già paventata poche ore prima dal segretario Nicola Zingaretti: “sulla scuola è necessario un rinvio”.

Franceschini parla di “questione politica” e conferma che, per la sua parte, la data più adeguata per riaprire le superiori in presenza, parlando sempre del 50%, sarebbe quella del 18.

“Il rinvio è segno di un caos inaccettabile” ribattono le ministre di Renzi, Teresa Bellanova e Elena Bonetti. Clima teso a Palazzo Chigi, mentre Renzi prova a “rottamare” il governo con un ulteriore attacco al premier Conte attraverso gli schermi televisivi.

Intanto il Movimento 5Stelle attacca anche la ministra dei Trasporti Paola De Micheli che avrebbe spiegato di aver approntato un modello organizzativo scollegato dalla dimensione prettamente sanitaria, perché è impossibile sapere come il virus si diffonde su pullman e bus. “L’organizzazione dei trasporti è stata totalmente assente”, sottolinea il capo delegazione pentastellata Alfonso Bonafede.

Alla fine il punto d’incontro è stato raggiunto fissando la riapertura per lunedì 11.


Queste le decisioni del governo, resta poi da sovrascrivervi le decisioni che i governatori, come già avvenuto per il passato, vareranno con le ordinanze regionali che decreteranno definitivamente restrizioni, aperture e chiusure, decisioni e soprattutto scuole.

La Campania intanto già nella tarda mattinata del 4 gennaio, con una nota che diventerà ordinanza oggi 5 gennaio, ha anticipato in parte, ancora una volta il governo centrale per quel che riguarda il giorno del ritorno in classe:

“L’Unità di Crisi della regione Campania si è riunita per un’analisi dettagliata dei dati epidemiologici in relazione alla possibilità di un ritorno in presenza a scuola al termine delle vacanze natalizie. Sulla base di tale analisi e della relazione che confluirà in un’ordinanza entro la mattinata di domani, è stato deciso che le scuole in Campania riapriranno lunedì 11 gennaio 2020. In tale data potranno tornare in classe gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola Primaria, esattamente com’era prima della chiusura delle scuole per la pausa natalizia. A partire dal 18 gennaio sarà valutata dal punto di vista epidemiologico generale, la possibilità del ritorno in presenza per l’intera scuola primaria, e successivamente, dal 25 gennaio, per la Secondaria di primo e secondo grado”.



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