L’imprenditore Adolfo Greco si difende in aula. Imputato nell’ambito del processo Olimpo, che vede alla sbarra il gotha di quattro clan camorristici dell’area stabiese (D’Alessandro, Cesarano, Afeltra e Di Martino) il “re del latte” respinge ogni accusa rivolta dai magistrati nei suoi confronti.
Attualmente Greco si trova agli arresti domiciliari, è ritenuto responsabile di aver fatto da mediatore tra le richieste estorsive dei clan e gli imprenditori taglieggiati. Il 70enne imprenditore stabiese ha riferito di “svolgere da sempre l’attività di imprenditore e, mio malgrado, sono vittima da sempre di attività estorsive che per timore non ho mai denunciato”. Adolfo Greco fu già condannato negli anni ‘80 per essere stato un prestanome del boss della Nco Raffaele Cutolo.
La squadra mobile gli ha inoltre trovato e sequestrato 2 milioni e 700mila euro, nascosti dietro a un pannello scorrevole camuffato da muro in casa. Tutto questo, avvenne nel dicembre 2019, quando Greco fu arrestato dagli agenti di polizia insieme ad altre 13 persone. “Voglio ribadire – ha ribadito l’imprenditore – di non aver mai tratto profitto, in alcun modo, per o la mia azienda, dal rapporto con alcuni camorristi della zona”. Lo stesso Greco è coinvolto anche nell’inchiesta sul “latte” dei Casalesi.
Secondo i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, infatti, l’imprenditore stabiese, con il suo apporto nella distribuzione del latte, avrebbe “rafforzato” il clan Zagaria, “assicurando il controllo del territorio ed ingenti profitti per le casse dell’organizzazione”, attraverso il cartello della distribuzione del latte rimasto nella mani di Filippo e Nicola Capaldo, nipoti dell’ex capoclan Michele Zagaria.