E’ scomparso poche ore prima di Raffaele Cutolo, spietato boss della Nco, l’ex sindaco della città oplontina, Domenico Bertone. Fu alla guida di Torre Annunziata nella prima metà degli anni Ottanta, quando era esponente locale del Partito Socialista Italiano.

Si è spento ieri, all’Ospedale di Castellammare di Stabia nello stesso giorno dell’altro “decesso illustre” che ha riportato alla mente di tutti un periodo oscuro della storia italiana, campana e vesuviana.


Bertone che era stato anche Consigliere e assessore provinciale di Napoli, da qualche tempo risiedeva a Pompei dove si era ritirato scegliendo il silenzio. Aveva 73 anni, era risultato positivo al Covid, ed era stato ricoverato quando le sue condizioni di salute erano divenute tali da rendere necessaria l’ospedalizzazione.

Negli anni durante i quali fu in carica nella città di Torre Annunziata fu coinvolto insieme all’allora classe politica nello scandalo della tangentopoli locale e, assieme ad altri amministratori torresi, fu oggetto di un’inchiesta che portò allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche.

Domenico Bertone guidò una giunta di sinistra nel 1981 che poi divenne una coalizione pentapartito dall’83 all’85. In quell’anno lasciò la poltrona di sindaco per assumere la carica di assessore provinciale all’edilizia scolastica, ma continuava a gestire gli affari torresi e a guidare la vita amministrativa tramite alcuni uomini di fiducia.


Le accuse del giudice Paolo Mancuso, che ordinò il suo arresto, riguardavano macroscopiche irregolarità amministrative: duemila delibere approvate senza convocare il consiglio comunale, il novanta per cento degli appalti pubblici concessi con trattativa privata.

Concorso in peculato, corruzione e interessi privati in atti d’ufficio, queste le accuse pesanti nei suoi confronti. Centinaia di milioni di lire riconosciuti a ditte “amiche” che neanche iniziarono a fare i lavori previsti: rifacimento del manto stradale in vicoli e piazze cinquecento milioni; altri duecento milioni per lo spurgo delle fogne. Soldi “regalati” ad amici e compari in tutti i settori della vita pubblica comunale. Miliardi sperperati come noccioline in barba alle più elementari logiche di decenza, senza che nessuno di questi lavori, profumatamente pagati, venisse eseguito, il tutto tra il 1981 e il 1985, quattro anni.

Con Bertone furono arrestati altri cinque personaggi, funzionari dell’ufficio tecnico e titolari di imprese.


Il suo nome fu poi iscritto nel registro degli indagati per associazione mafiosa e omicidio durante l’inchiesta per il feroce assassinio del giornalista Giancarlo Siani che in quegli anni era corrispondente del mattino proprio dalla città torrese.  Mimì Bertone, ricevette in carcere l’avviso di garanzia per essere il presunto mandante dell’omicidio, assieme al boss della camorra Valentino Gionta. Da questa accusa fu successivamente scagionato.

Sono trascorsi molti anni, ma i danni prodotti da quella politica corrotta e i morti di quegli anni bui chiedono ancora giustizia.

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