Nonostante sia iniziata la campagna vaccinale contro il Covid-19, in quasi tutto il globo, le varianti del ceppo originale continuano a destare preoccupazione e fanno emergere dubbi sull’efficacia dei sieri sviluppati.

Nel Regno Unito si stanno già portando avanti studi per la ricerca e lo sviluppo di vaccini di seconda generazione che siano in grado di bloccare anche le mutazioni del ceppo originale della Sars Cov-2.


I candidati vaccini potrebbero essere quelli già esistenti, ma potenziati per poter rispondere anche alle varianti, o nuovi sieri in grado di bloccare la malattia; o ancora potrebbero essere costituiti dall’unione di diversi vaccini capaci di combattere differenti ceppi virali, ma somministrati in unica soluzione come la vaccinazione annuale trivalente o quadrivalente che contengono 3 o 4 vaccini insieme.

Tuttavia i vaccini Covid sviluppati sino ad oggi sono in grado di diminuire il rischio che il Sars CoV-2 degeneri nella sua forma più grave costringendo il malato al ricovero o ancor peggio lo porti al decesso. Gli studi non sono stati ancora in grado di dimostrare quanto i vaccini siano capaci di bloccare il passaggio del virus da una persona all’altra.


La ricerca a Nottingham con il prof. Jonathan Ball

“Non vi è alcuna indicazione che nessuna delle nuove varianti di virus apparse di recente stia causando una malattia più grave del virus originale”, ha dichiarato il professor Jonathan Ball, virologo presso l’Università di Nottingham. “Tuttavia, ci sono prove che alcune di queste nuove varianti potrebbero essere migliori nell’infettare e quindi diffondersi in popolazioni che hanno un’immunità parziale esistente a seguito di infezione naturale o vaccinazione”.

Una speranza viene dal vaccino cui sta lavorando un’équipe di scienziati, di cui fa parte lo stesso Ball e che prende in considerazione non solo la proteina Spike, ma anche un’altra proteina denominata N.

Questo vaccino sembrerebbe determinare “una risposta molto più ampia da parte del sistema immunitario” e quindi garantirebbe “un’immunità molto più ampia al virus – ha spiegato Ball all’Observer – e dato quello che sappiamo ora sull’emergere di varianti del virus Covid, questo potrebbe aiutarci a rafforzare la protezione contro la malattia”.

Lo studio che coinvolge anche la società di immunologia Scancell ha raggiunto la fase in cui è iniziata la produzione e i ricercatori sperano di poter presto iniziare le sperimentazioni cliniche.  “Il plasmide che costituisce la base del vaccino è già stato utilizzato in altri trattamenti medici ed è ben tollerato nei pazienti”, ha chiarito Ball. “Quindi siamo fiduciosi di poter portare avanti gli studi clinici relativamente presto”.


Il lavoro all’Università di Bristol

Diverso invece l’approccio del team che lavora presso l’Università di Bristol intento a sviluppare un vaccino in grado di indurre gli anticorpi nel naso e nella gola.

Essendo la gola ed il naso le vie attraverso le quali si propaga il virus, se si riuscisse “a generare anticorpi nei rivestimenti della mucosa delle vie aeree superiori – ha spiegato Adam Finn, professore di pediatria presso la Bristol Medical School, Università di Bristol – si potrebbe impedire al virus di infettare o trasmettersi da una persona ad un’altra”.

I ricercatori stanno analizzando gli anticorpi presenti nelle secrezioni mucose delle persone cui sono stati somministrati diversi vaccini contro la malattia per poter determinare quali siano in grado di sviluppare questi anticorpi e bloccare la diffusione.

Insomma sul fronte Covid-19 c’è ancora molto da fare e da studiare. La guerra non è ancora terminata e tanti dovranno ancora essere gli interventi da adottare per debellare definitivamente questa brutale pandemia.


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