Nei giorni scorsi presso l’ospedale di Nola è stata ricoverata, prima in pronto soccorso e successivamente in terapia intensiva, una paziente di 52 anni con sindrome di Moschcowitz (porpora trombotica trombocitopenica).

Un quadro clinico molto grave caratterizzato da un’insufficienza multi-organica ed alterazione degli esami ematochimici con marcata anemia e piastrinopenia. Si tratta di una malattia rara, con una incidenza stimata di 2-4 casi per milione, che colpisce con più frequenza le donne di età compresa tra i 20 ed i 50 anni e con una mortalità maggiore del 90% se non adeguatamente trattata.

Una volta confermata la diagnosi, il direttore della terapia intensiva nolana dottor Raoul Vincenti con la sua equipe e la collaborazione del nefrologo dottor F. Nappi, della direzione sanitaria di presidio e del laboratorio di emostasi della Federico II di Napoli (quest’ultima necessaria per avere la conferma della diagnosi in quanto tra i pochi centri autorizzati per l’analisi dei campioni), si decide di intervenire direttamente al presidio di Nola diretto dalla dottoressa Daniela Schiavone.

La scelta anche in considerazione dell’impossibilita, causata dall’emergenza covid, di trasferire la paziente presso la terapia intensiva di altra struttura ospedaliera dove fosse possibile praticare la plasmaferesi. La terapia scelta è, appunto, la plasmaferesi terapeutica (plasma exchange). procedura che viene effettuata soltanto in alcuni centri di alta specializzazione. Alla terapia intensiva nolana sono state praticate in totale 18 sedute di plasma exchange con l’utilizzo di 252 sacche.

Durante la degenza la paziente, avendo avuto bisogno di una prolungata ventilazione meccanica invasiva, è stata anche sottoposta ad un intervento di tracheotomia temporanea effettuato dallo stesso direttore della terapia intensiva Vincenti. In seguito al netto miglioramento delle condizioni cliniche, con il recupero di tutte le funzioni organiche gravemente compromesse, è stata rimossa la cannula tracheotomica e la paziente è stata trasferita presso il reparto di ematologia dell’ospedale Moscati di Avellino per eventuali ulteriori approfondimenti diagnostici.

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