“Abusi sui minori” un tema scottante e all’ordine del giorno in una società moderna schiava della velocità e della tecnologia che hanno contribuito al diffondersi anche in rete di vizi e perversioni di cui le maggiori vittime sono proprio gli adolescenti e i bambini.
B.A.C.A. (Bikers Against Child Abuse) l’associazione no profit composta dai “bikers” i motociclisti amici dei bambini, nasce dalla necessità di porre fine agli abusi verso i minori e dal tentativo di recuperarli ad una vita normale e alla riconquista della fiducia verso gli adulti.


L’organizzazione nasce nel 1995 nello Utah negli USA con il fine di combattere la piaga degli abusi e violenze sui minori, grazie al suo fondatore uno psicologo e psicoterapeuta americano che dopo un attento studio notò che le figure dei motociclisti da strada avevano una certo ascendente su questi bambini violati. Cosi B.A.C.A. nel giro di poco tempo dagli USA si diffuse a livello internazionale passando dall’Australia arrivando fino in Europa partendo proprio dall’ Italia.


I BACA italiani (Italy Chapter) nascono nel 2010 come ODV (organizzazione di volontariato), la sede legale viene creata a Cremona, ma ben presto sono state attivate altre Sedi Operative anche nel resto del territorio. Ma qual’è il ruolo di questi bikers? I motociclisti come scrivono nella loro “dichiarazione di missione” sul sito ufficiale B.A.C.A., si pongono come una barriera trai bambini abusati e i soggetti che hanno commesso l’abuso, il loro compito è quello di tutelare e di recuperare la fiducia verso gli adulti da parte dei loro piccoli amici “feriti”.

Come si evince dal programma associativo il protocollo di recupero prevede due livelli d’intervento. Il primo consiste nell’arrivo in gruppo dei motociclisti presso la casa del minore, dove viene consegnato al bambino posto sotto la tutela della nuova famiglia di bikers un patch ed adesivi, che simboleggiano la protezione. Nel caso in cui questo non fosse sufficiente per spaventare chi commette l’abuso allora si procede con il “secondo step” d’intervento, che prevede l’incessante presenza dei bikers in ogni luogo dove si rechi il minore, in modo che la loro presenza possa allontanare i molestatori.


I bikers non operano da soli, ma in sinergia con le massime istituzioni del territorio questure, assessorati regionali, enti privati vengono coinvolti, per cui i loro interventi son supportati e spalleggiati da un gruppo di psicologi psicoterapeuti, forze di polizia e educatori che suggeriscono quali comportamenti adottare nell’ imprinting con il minore e la famiglia di appartenenza o coloro che vengono indicati come tutori. Per la delicatezza della loro missione i bikers hanno scelto di tutelare la loro privacy utilizzando un road name (nome da strada) che ne celi l’identità.

Una missione difficile che non ammette approssimazioni per questo chi si appresta a diventare un “bikers in difesa dei bambini” è obbligato a seguire un addestramento duro e costante. Ogni anno i volontari vengono sottoposti ad una serie di training annuali, ovvero riunioni su materie di psicologia e sull’educazione alla leadership. A capo del gruppo italiano c’è un Clinical Advisor che insegna ai motociclisti come gestire l’emotività indirizzandoli verso l’approccio psico-comportamentale da adottare negli interventi che si presentano.


Dopo il Lazio anche in Campania si sta cercando di creare una sede operativa partendo proprio dalla citta di Pomigliano d’Arco. I biker promotori dell’iniziativa fanno appello alla cittadinanza e dichiarano: “Fino ad oggi è stato difficile dare vita a queste forme associative al sud Italia, soprattutto in Campania, a causa dello status sociale, dell’omertà e della paura delle famiglie dove di solito si manifestano gli abusi. Ma soprattutto mancano volontari, quindi stiamo cercando sul territorio figure che possano unirsi alla nostra iniziativa, soprattutto figure professionali specializzate in psicologia e psicoterapia e rappresentanti delle forze dell’ordine che possano accompagnarci in questa missione. Ci terremmo a rendere pubblico il nostro indirizzo mail: helpbikers.2gmail.com. A questo indirizzo di posta elettronica potrà rivolgersi, per ricevere informazioni o per rilasciare le adesioni, chiunque fosse interessato a sostenere la nostra missione per prendersi cura dei tanti bambini abusati del nostro territorio che spesso le istituzioni da sole non riescono a tutelare”.

Cinzia Porcaro

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