In Italia si continua a paventare l’obbligo vaccinale esteso a tutta la popolazione.

Anche Mario Draghi, Presidente del Consiglio, durante l’ultima conferenza stampa sembrava essere favorevole, ma l’EMA spiega perché i sieri Covid non possono ancora essere approvati in via definitiva.

L’Ente regolatorio europeo è stato interpellato da Il Giornale dove ha spiegato le ragioni del perché è necessario attendere ancora qualche anno per l’autorizzazione definitiva dei vaccini Covid.


Già il Sottosegretario di Stato alla Salute del governo Draghi, Pierpaolo Sileri, pochi giorni fa a La7 aveva spiegato: “E’ vero, così come le procedure emergenziali che si poteva utilizzare un vaccino ancor prima che fosse autorizzato, ma attenzione noi abbiamo un Ente regolatorio europeo che vigila molto attentamente e aspettiamo che sia l’Ente regolatorio europeo a dirci…”.

Il Ministro della salute, Roberto Speranza, nella conferenza stampa del 2 settembre ha detto invece: “…L’obbligo tra l’altro nel nostro Paese è già disposto da norma primaria per quanto riguarda il personale sanitario. Quindi in realtà già è applicato ad un pezzo della nostra società e quindi una possibilità che resta potenzialmente a disposizione delle istituzioni, del governo, del Parlamento”.

L’EMA quindi – secondo quanto riferito a Il Giornale da una fonte di alto livello – “darà il via libera all’autorizzazione al commercio completo dei vaccini Pfizer e Moderna, come se fossero dei normali farmaci, tra un paio d’anni”.

Tra un paio di anni significa nel 2023.


Il Giornale non si è limitato a contattare l’EMA, ma anche la Pfizer, che ha spiegato: “Siccome lo studio di fase tre prevede il follow up dei partecipati per due anni, per la sua chiusura si parla del 2023”.

Per Moderna invece la fine degli studi clinici è prevista per dicembre 2022.

L’EMA potrebbe anticipare di mesi l’autorizzazione se otterrà dati in abbondanza, quindi potrà dare l’OK definitivo se “tutti i problemi di produzione saranno risolti”.

Pfizer – comunica sempre a Il Giornale – che nel frattempo ha spedito più di 1,3 miliardi di dosi in tutto il mondo (oltre 485 milioni nell’Unione Europea) ed entro la fine dell’anno prevede di produrne fino a 3 miliardi, che potranno diventare 4 miliardi nel 2022. Le dosi sono state inviate in più di 120 paesi con oltre 280.000 spedizioni.

Andrea Ippolito



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