Torre Annunziata: “Sono qui a testa alta con la mia onestà”. Ascione non si dimette

Il sindaco ha attaccato l’Antimafia per i metodi adottati in tutta la vicenda e difeso Salvatore Onda: "Potrebbe rappresentare piuttosto un esempio di riscatto e resilienza"

Vincenzo Ascione, resta sindaco di Torre Annunziata, almeno per ora. Come era già trapelato ieri sera, il primo cittadino torrese, sempre ribadendo il suo rispetto nei confronti della magistratura, ha confermato che intende restare al proprio posto: “Molti abbandonerebbero il campo in una situazione del genere. Molti, ma io no“.

Ascione ha ribadito ancora una volta la sua estraneità ai fatti che hanno portato alle perquisizioni in comune e a casa di diversi amministratori torresi ed ha attaccato l’Antimafia per i metodi adottati in tutta la vicenda.



Nel documento letto dal sindaco e consegnato ai giornalisti presenti presso la sede comunale di via Schiti, il sindaco ha provato a spiegare il significato di quanto successo nei giorni scorsi, criticando duramente il metodo. “Si tratta di un programma di indagini finalizzate alla ricerca di eventuali riscontri, rispetto a quella che è una ipotesi di partenza, che ha dato impulso alle attività degli inquirenti”.  Gli stessi inquirenti, sottolinea Ascione, hanno il potere e il dovere di attivare i “mezzi di ricerca della prova” loro concessi. Ma in questa fase “…si sta ricercando la prova di cui ancora non si dispone, rispetto alla ipotesi di partenza che ha dato il via alle indagini”.

A fronte di un dubbio, una percezione o anche un’intuizione, il magistrato ha solo il dovere di attivarsi per approfondire e verificare se vi sono prove che sorreggono l’intuizione stessa, e si questa affermazione lo stesso Ascione si dice pienamente concorde. Subito dopo perè il sindaco aggiunge: “Se colui che indaga non dovesse trovare le prove che stava cercando, l’intuizione diverrà un abbaglio“.

La critica di Ascione non è all’attività dei PM che hanno deciso di azionare tutti gli strumenti in loro possesso per ricercare prove partendo da un’intuizione, ad oggi priva di riscontro, ma “…che lo abbiano fatto travolgendo con la massima impetuosità possibile larga parte della compagine politica della nostra città… ottenendo il massimo clamore possibile”.



Un clamore, si legge ancora nel documento diffuso dal sindaco, che non ha fatto altro che diffondere l’errata convinzione che l’amministrazione sia l’espressione del peggiore malaffare e che addirittura parte di essa componga un’associazione a delinquere di stampo mafioso.

Tutto ciò, oltre ad essere oggettivamente aberrante, sarebbe in grado di falcidiare una qualsiasi compagine politica per il sol fatto che ogni destinatario di una simile ipotesi di accusa non vorrebbe restare un minuto di più al posto in cui si trova, e maledirebbe il giorno in cui ha deciso di scendere in campo per dare un contributo alla propria città, mettendo in gioco la propria reputazione”.

Ed è proprio quanto sta accadendo da ieri quando a lasciare la nave che rischia di affondare, è stata proprio l’assessore al Porto e alle Attività Produttive Luisa Refuto, finita anche lei nel registro degli indagati. A seguire, nel pomeriggio inviate tramite Pec anche le dimissioni del consigliere Maria Oriunto, anch’essa tra le 12 persone indagate nell’inchiesta della Dda di Napoli. Dimissioni queste ultime che dovranno essere perfezionate in giornata a causa di un errore nell’invio tramite posta certificata. Dimissionari anche i consiglieri Michele Avitabile e Francesco Nella.



Nel corso della conferenza stampa il sindaco si è anche soffermato sulla figura di Salvatore Onda. Una difesa convinta quella affermata e scritta da Ascione che ha detto: “Non emerge in alcun tratto del decreto quale sia il ruolo di Onda all’interno di eventuali organizzazioni criminali, ma prima ancora non emerge se sia parte, vicino, estraneo e/o partecipe ad un’organizzazione criminale“.

Onda è completamente estraneo ad ambienti criminali per il sindaco Ascione: “Credo che abbia improntato la propria esistenza al deciso distacco da qualsivoglia legame con una parte della sua famiglia. Onda potrebbe rappresentare piuttosto un esempio di riscatto e resilienza“.

Parole di sostegno un po’ per tutti. “Sentir dire che il Dott. Raiola è compartecipe ad un’associazione a delinquere di stampo mafioso ha un che di fantascientifico“, ha affermato Ascione. Poi è ritornato anche sulla faccenda che ha travolto l’ex vicesindaco Luigi Ammendola “...che ha rivestito il ruolo di vicesindaco con impegno, dedizione ed estremo rigore morale, è stato interessato da un gravissimo provvedimento come la custodia cautelare in carcere, ed è stato rimesso in libertà dal tribunale per il Riesame per l’assoluta mancanza di elementi probatori a suo carico. Pronuncia confermata successivamente anche dalla Suprema Corte di Cassazione“.




Infine, Ascione ammette che “l’unica spina nel fianco, l’unico evento che ha realmente scosso, sorpreso, turbato tutti e l’intera comunità per l’estrema gravità delle condotte, riguarda la posizione dell’ing. Nunzio Ariano“. Una vicenda che ha segnato la vita politica ed amministrativa di Torre Annunziata, gettando un velo di sospetto su tutta l’amministrazione. Nel suo breve passaggio sulla vicenda il sindaco ha tenuto a sottolineare che Ariano era “già dirigente dell’ufficio tecnico della precedente amministrazione“.

Vincenzo Ascione quindi resta alla guida della città e prova a portare a termine gli ultimi mesi del mandato affidatogli nel 2017 dai suoi concittadini.



Il testo del comunicato di Vincenzo Ascione

1) L’attività giudiziari della Procura. In che cosa consiste l’operazione. Si tratta di un programma di indagini finalizzate alla ricerca di eventuali riscontri, rispetto a quella che è una ipotesi di partenza, che ha dato impulso alle attività degli inquirenti. Questi infatti, hanno il potere/dovere di attivare gli strumenti a loro concessi, che in termini tecnici vengono anche definiti “mezzi di ricerca della prova”, il che significa che si sta ricercando la prova di cui ancora non si dispone, rispetto alla ipotesi di partenza che ha dato il via alle indagini. Se un magistrato ha un dubbio, una percezione o anche un’intuizione, per parte mia, ha solo il dovere di attivarsi per approfondire e verificare se vi sono prove che sorreggono l’intuizione stessa. Se colui che indaga non dovesse trovare le prove che stava cercando, l’intuizione diverrà un abbaglio. Il problema, in questo caso, e ci mancherebbe altro, non è il fatto che dei PM abbiano deciso di azionare questi mezzi di ricerca della prova partendo da un’intuizione, ad oggi priva di riscontro, ma la circostanza che lo abbiano fatto travolgendo con la massima impetuosità possibile larga parte della compagine politica della nostra città, e che tale operazione, ottenendo il massimo clamore possibile, abbia diffuso l’errata convinzione che non solo questa compagine politica sia l’espressione del peggiore malaffare, ma che addirittura parte di questi componga un’associazione a delinquere di stampo mafioso. Tutto ciò, oltre ad essere oggettivamente aberrante, sarebbe in grado di falcidiare una qualsiasi compagine politica per il sol fatto che ogni destinatario di una simile ipotesi di accusa non vorrebbe restare un minuto di più al posto in cui si trova, e maledirebbe il giorno in cui ha deciso di scendere in campo per dare un contributo alla propria città, mettendo in gioco la propria reputazione. Molti abbandonerebbero il campo in una situazione del genere. Molti, ma io no.

2) Onda.  Non emerge in alcun tratto del decreto quale sia il ruolo di Onda all’interno di eventuali organizzazioni criminali, ma prima ancora non emerge se sia parte, vicino, estraneo e/o partecipe ad un’organizzazione criminale. Non emerge in alcun tratto la consapevolezza che ogni soggetto coinvolto in queste indagini, che ha avuto contatti personali o soltanto telefonici con Onda, fosse consapevole di questa qualità che gli verrebbe attribuita. Per quanto mi riguarda, che io sappia, Onda è completamente estraneo ad ambienti criminali. Credo che abbia improntato la propria esistenza al deciso distacco da qualsivoglia legame con una parte della sua famiglia. Una parentela scomoda, come quella di Onda, non può essere motivo di discriminazione o di emarginazione dalla vita sociale o politica. Al contrario, per una comunità che negli anni passati è stata funestata dall’ingombrante presenza criminale, Onda potrebbe rappresentare piuttosto un esempio di riscatto e resilienza. Io non valuto una persona sulla base delle proprie parentele, siano esse le più lustri o le più scomode. Valuto una persona semplicemente per il suo modo di comportarsi nella vita e con le persone.

Stupisce come sia proprio lo Stato Italiano, che stabilisce principi di recupero, reinserimento sociale, ma che soprattutto promuove forme di emancipazione delle persone che hanno la sfortuna di provenire da contesti più difficili, sia il primo a pretendere di dover macchiare a fuoco una persona, in funziona di una parentela scomoda, esigendo implicitamente la sua emarginazione dalla vita sociale o dall’impegno preso a riscatto del proprio territorio; dal momento che qualsiasi cosa risulti abbia detto o fatto, viene letta e interpretata esclusivamente della sua parentela scomoda. Onda rappresenta da tempo un movimento politico cittadino che ha visto in consiglio comunale la presenza di due consiglieri. Tale movimento politico, nasceva a supporto dell’allora candidato sindaco Alfieri, ma in corso di consiliatura è passato a sostegno della maggioranza, indicando come assessore Gioacchino Langella, che aveva già svolto tale compito in precedenti esperienze amministrative. Vorrei capire perché una persona che può essere rappresentate di un movimento politico, può essere dipendente di una società in house del comune, non può invece essere interlocutore di nessuno dei componenti del consiglio comunale o della Giunta. Spiegatemi perché non dovrei rispondere ad una telefonata proveniente dall’Onda. Spiegatemi per quale ragione Onda dovrebbe ipotizzare che un colloquio tenuto con un rappresentante politico del comune di Torre Annunziata, debba mettere situazione di disagio e di imbarazzo il proprio interlocutore.

Infatti gli stessi inquirenti, l’unica colpa che sono stati in grado di individuare in Onda è la sua parentela scomoda. Onda può interloquire con il presidente della regione ma se ha una conversazione con il sindaco di Torre Annunziata, vuol dire che il sindaco è un affiliato ad un clan camorristico

3) Soggetti Coinvolti. Tutti coloro che sono ricompresi nel decreto sono notoriamente di specchiata moralità. Sentir dire che il Dott. Raiola è compartecipe ad un’associazione a delinquere di stampo mafioso ha un che di fantascientifico. Posso testimoniare (cosa che quasi nessuno sa) che per realizzare varie attività e/o opere in vari punti della città, in assenza di fondi disponibili, il Dott. Raiola li ha finanziati di tasca propria. Comprenderete quindi, quanto sia inverosimile ed inaccettabile sostenere anche solo per scherzo che una persona di tale levatura morale, possa essere autore di tali condotte. Luigi Ammendola, ad esempio, che ha rivestito il ruolo di vicesindaco con impegno, dedizione ed estremo rigore morale, è stato interessato da un gravissimo provvedimento come la custodia cautelare in carcere, ed è stato rimesso in libertà dal tribunale per il Riesame per l’assoluta mancanza di elementi probatori a suo carico. Pronuncia confermata successivamente anche dalla Suprema Corte di Cassazione. Le stesse considerazione di stima e rispetto riservate al Dott. Raiola ed al Dott. Ammendola, varrebbero per reati per le altre persone che sono state coinvolte, insieme a me in questa amministrazione. Ricordo Rocco Manzo che ha svolto il suo ruolo con estremo rigore e diligenza. La stessa Luisa Refuto, che in un momento di grave crisi politica non ha esitato a scendere in campo e dare un contributo amministrativo e politico alla nostra città. Dopo essere stata assessore e vicesindaco di Torre del Greco. L’unica spina nel fianco, l’unico evento che ha realmente scosso, sorpreso, turbato tutti e l’intera comunità per l’estrema gravità delle condotte, riguarda la posizione dell’ing. Nunzio Ariano già dirigente dell’ufficio tecnico della precedente amministrazione sul quale non mi dilungo oltre, soltanto perché già sta affrontando il suo percorso giudiziario e scontando la pena.



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