L’importanza dell’intrattenimento in Italia è nota. Anche lo Stivale si è dato da fare nel formare una sua tradizione su giochi da tavolo e non. Chi non ha mai partecipato almeno una volta ad una tombolata? I giochi ad estrazione sono comuni perché non richiedendo dei requisiti peculiari per unirsi alla partita vengono praticati da grandi e talvolta piccini. Insomma, quando si deve tentare la fortuna, in molti vogliono giocarsi almeno una possibilità. Nel caso della tombola c’è anche una matrice tradizionale non indifferente che caratterizza il gioco. Si sa, la tombola è il primo gioco che viene in mente di fare tutti insieme la sera di Natale, ma non manca qualche occasione per una tombolata benefica o benaugurante proprio in prossimità delle festività. In Italia la tombola è evidentemente più conosciuta e sentita del bingo, che è arrivato in Italia solo una manciata di anni fa.

Già, ma allora quando è nata la tombola? Per scovare le origini di questo gioco bisogna tornare indietro fino al 1750 circa, quando Re Carlo III di Borbone litigò con il frate Gregorio Maria Rocco in merito alla gestione del lotto, che poteva essere legalizzato per garantire più entrate al regno. Il popolo napoletano si fece furbo e inventò di conseguenza un gioco molto somigliante, da praticare in casa con mezzi di fortuna come cesti di vimini e pezzetti di legno sul quale incidere i numeri per le estrazioni, 90 al pari dei membri tra i quali bisogna scegliere nelle elezioni per i Serenissimi Collegi. Ed ecco nata la tombola, un gioco che ogni anno ci ritroviamo sulle nostre tavole tra insalate russe e panettoni.

Inevitabile il paragone con il bingo, creato però soltanto nel 1929, tra l’altro in maniera casuale in quanto derivante dal beano georgiano. Mentre la tombola è piuttosto rigida nelle sue regole, nel bingo è possibile giocare con quantità diverse di numeri. Ad ogni buon conto, entrambi i giochi hanno conosciuto una diffusione curiosa in Italia. La tombola, nella fattispecie, si era fatta conoscere prima al di fuori della Campania per poi tornare popolare a Napoli. A differenza del bingo, la tombola associa ad ogni singolo numero un significato preciso, che alimenta il lato folkloristico del gioco, altrimenti troppo monotono. Molti di questi significati sono finiti nel tempo nel linguaggio popolare o nei modi di dire, come la “paura” legata al 90, tanto per citare l’esempio più banale.

Nemmeno l’avvento di Internet ha saputo arginare il tramandarsi delle tradizioni relative a questi giochi. Anzi, oggi il bingo in versione digitale sta paradossalmente favorendo la chiusura delle sale dal vivo, dal momento che in tanti trovano più immediato giocare online, senza il timore di doversi recare in un locale senza trovare posto a sedere. Non a caso le licenze per le aperture delle sale da bingo stanno diminuendo sensibilmente e il rischio di vedere abbassare definitivamente le saracinesche nei prossimi anni è concreto. Un problema che non tange la tombola, nata e rimasta prevalentemente ad uso domestico.

Chi spera in un’evoluzione della tombola deve sapere sin d’ora che rimarrà deluso. Se il gioco conoscesse qualche modifica o contemplasse lo sviluppo di più varianti, se ne perderebbe lo spirito originale. Insomma, le tradizioni sono dure a morire e considerando che stiamo parlando di un gioco che si pratica poche volte all’anno, a meno che non ci si affidi a piattaforme di intrattenimento, bisognerà continuare a mettere da parte fagioli e bucce di mandarini per puntare a un ambo o quantomeno a un terno.



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