Giovanni Palatucci “Il Questore Giusto” è stato il tema dell’incontro organizzato dall’Istituto Enrico Medi di Cicciano nell’ambito del progetto “La scuola custode di memoria” e che ha visto la partecipazione degli alunni delle classi quinte, tenutosi al centro Nadur di Cicciano.
A parlare di Palatucci, l’ultimo questore della Polizia di Stato di Fiume, morto a 36 anni per mantenere fede ai suoi ideali e salvare migliaia di Ebrei, sono intervenuti il vice questore della Polizia di Stato, primo dirigente Raffaele Pelliccia; la professoressa Gerarda Mirra, referente del Comitato G. Palatucci di Campagna; la professoressa Rossella Vendemia, docente presso il Conservatorio Statale di musica di Benevento, con il progetto le note della memoria: “la musica spezzata” della Shoah.
Dopo il saluto del dirigente scolastico del liceo Medi, Anna Iossa, e del sindaco di Cicciano, Giovanni Corrado, a relazionare agli studenti sono stati vice questore di Polizia Raffaele Pelliccia e la professoressa Mirra del Comitato Giovanni Palatucci di Campagna.
Quest’ultima con documenti storici ed inediti ha raccontato la storia vera di Palatucci e del suo legame con Campagna, dove il 20 settembre 1937 venne nominato vescovo suo zio Giuseppe Maria Palatucci. E grazie a questo legame che il questore “Giusto tra le Nazioni” tentò di impedire la deportazione nei centri di internamento italiani degli ebrei che si trovavano a Fiume, come residenti o in transito; quando ciò non fu possibile, cercò per lo meno di farli avviare verso il campo di internamento di Campagna (Salerno), che si trovava appunto nella diocesi dello zio vescovo e, addirittura, era installato all’interno di una struttura della Curia. A Campagna sapeva che le condizioni di vita degli internati sarebbero state alleviate dallo zio, con il concorso della popolazione locale.
Palatucci salvò circa 5mila Ebrei durante la sua permanenza a Fiume e il 13 settembre 1944 fu arrestato dal tenente colonnello Kappler delle SS e tradotto nel carcere di Trieste, da cui, il 22 ottobre, fu trasferito nel campo di sterminio di Dachau, dove muore il 10 febbraio 1945, pochi giorni prima della Liberazione, a soli 36 anni. Il dibattito è risultato più che interessante ed affascinante grazie alle riflessioni degli alunni. Al termine, la professoressa Vendemia ha eseguito alcuni brani al pianoforte di musiche scritte da deportati nei vari campi di concentramento tedeschi.